Anno di pubblicazione: 2003
In una fase nella quale si sprecano le pubblicazioni sul declino industriale dell’Italia, il volume invita a riconsiderare l’intera traiettoria dell’impresa italiana nel XX secolo. Frutto di una ricerca protrattasi per diversi anni e lungamente attesa dalla comunità degli studiosi di storia economica, l’indagine ha riunito un gruppo di studiosi che ha cercato di rispondere ad alcune domande molto semplici, ma che spesso erano state sottintese, se non addirittura evitate: su quale tipologia d’impresa si è basata principalmente la traiettoria dello sviluppo industriale italiano nel ?900? Il passaggio da una composizione basata in prevalenza su ?campioni settoriali? ad una imperniata in maniera più generica, ma anche più pervasiva, sulle medie imprese rappresenta una sorta di marchio specifico italiano dello sviluppo economico? In che misura hanno pesato i diversi ?regimi tecnologici? sui mutamenti strutturali e la crescita economica? Il volume offre risposte articolate a tutti questi interrogativi attraverso una serie di capitoli, affidati, oltre che ai due curatori, a L. Barbigli, G. Federico, P. Toninelli e A. Rinaldi, in cui vengono esaminati la struttura industriale, la dinamica delle imprese manifatturiere, le tematiche legate alla governance e alla performance aziendale, le logiche delle strategie imprenditoriali e il rapporto tra imprenditori e manager. Fonte principale, ma non certo unica, del lavoro sono i volumi delle Notizie statistiche sulle società italiane per azioni, la cui prima edizione risale al 1908, in cui, oltre alla composizione degli organi dirigenti delle società per azioni, si trovano riuniti i principali dati aggregati di bilancio. Per quanto limitata nella sua ampiezza (esclude le società il cui capitale, ad una determinata data, stava al di sotto di una certa cifra, variabile nel tempo), la fonte arriva a comprendere, in alcuni anni, oltre 10000 unità. Per ovviare a tali limiti, gli autori hanno scelto di integrare la loro indagine con un lavoro analitico sui censimenti industriali e di analizzare a fondo una serie di caratteristiche (forme della proprietà, mercati, organizzazione, strategie), ma solo per un campione di società significativo, per quanto limitato numericamente, che presentava tutte le varietà delle forme societarie. Nelle conclusioni gli autori appaiono molto cauti. Chi si aspettava dirompenti interpretazioni innovative è probabilmente rimasto deluso. C’è senz’altro la consapevolezza che l’esperienza storica dell’impresa italiana del ?900 esiga, sul piano interpretativo e, prima ancora, metodologico, quanto meno la stessa flessibilità che le imprese italiane stanno mostrando nel cercare di fronteggiare le sfide del mercato globale. Le generalizzazioni appaiono non solo difficili, ma anche ambigue e, in fondo, insoddisfacenti, stando almeno alla quantità di notizie che la storiografia dell’industria e dell’impresa italiana è riuscita fino ad oggi a mettere a disposizione. Il richiamo finale all’esigenza di una ?ricerca di regolarità empiriche? appare non solo intellettualmente molto onesto, ma anche necessario alla luce del divario tuttora esistente tra le domande che lo storico pone e gli strumenti che ha a disposizione per offrire una risposta.