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Renzo Castelli – Fascisti a Pisa – 2006

Renzo Castelli
Prefazione di Michele Battini, Pisa, ETS, 142 pp., euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume intende ricostruire i fatti della città di provincia attorno alla marcia su Roma. L’autore si sente in dovere di inserirli in un contesto più vasto, seguendo il filo delle vicende nazionali nella fase culminante del fascismo alla conquista del potere. L’equilibrio tra le due componenti torna a svantaggio della situazione locale, da cui l’attenzione è sviata dalle vicende più generali, a loro volta intessute più di memorialistica (in genere ben nota) che di riferimenti documentari in senso proprio. Ciò non toglie al volume, che non ha né impianto né pretese di ricerca scientifica, una gradevolezza narrativa che deriva (come osserva Battini nella sua prefazione) sia dalla capacità scrittoria sia dalla ironica curiosità dell’autore, attento a segnalare i particolari significativi delle vicende che affronta. Senza alcuna simpatia, ma anche senza nessun postumo livore, Castelli ci fa scorrere sotto gli occhi le paradossali vicende delle squadre pisane accampate per tre giorni a Santa Marinella, sotto una pioggia pressoché ininterrotta, mentre a Roma si recita una tragedia dai toni paradossali che porta al potere il loro capo. Il quale si affretterà a congedarli il 31 ottobre, la notte stessa del loro arrivo nella capitale. L’autore è guidato soprattutto dal gusto per la descrizione delle atmosfere, per gli episodi coloriti o significativi, per la rievocazione della vita d’ogni giorno. Lo sfondo quotidiano riceve così da lui una attenzione cordiale, quasi sul modello delle rievocazioni di maniera. Non si può tuttavia dire che nella scala dei valori Castelli dimentichi il significato cruciale delle tragiche vicende di cui raccoglie la memoria e intesse le componenti. Lui stesso sottolinea come tutto ciò difficilmente possa essere colto attraverso le fonti a stampa, in quanto i quotidiani obbedivano a un «modello di informazione» indirizzato a circoscrivere e a sottacere la gravità delle violenze e dei lutti. Gli omicidi ? a opera tanto dei rossi quanto dei neri ? «erano rimasti circoscritti al dolore, all’ira, infine alla propaganda dei rispettivi movimenti, senza che la stampa quotidiana avesse voluto farsi interprete del turbamento più generale dell’opinione pubblica». Dopo le stragi della Grande guerra: «C’è la voglia ? commenta ? se non di dimenticare, almeno di ricostruire una normalità, quella normalità che gli scontri e i delitti della politica rendono meno facile» (p. 63). Su questi sfondo si impianta e si sviluppa il movimento fascista ? che Castelli definisce segnato non dalla preminenza degli ex combattenti (come recitava la retorica delle origini), ma caratterizzato «dalla sempre più massiccia adesione di insegnanti, piccoli borghesi, giovani disoccupati ed anche di una robusta rappresentanza rurale al seguito di importanti personaggi che esercitavano il loro potere nelle aree agricole della provincia pisana» (p. 76). Il volume è corredato dall’elenco completo dei nomi dei 2.063 fascisti che presero parte alla «marcia», dalla composizione numerica e dall’organizzazione di comando delle legioni e dei corpi che le componevano. Anche se i dati di analisi della composizione professionale e sociale non vanno oltre quelli più sopra richiamati, questi sono elementi di grande utilità per ogni riflessione sui caratteri del primo fascismo.

Luigi Ganapini