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Renzo Riboldazzi – Un’altra modernità. L’Ifhtp e la cultura urbanistica tra le due guerre 1923-1939 – 2009

Renzo Riboldazzi
Roma, Gangemi, 192 pp., Euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2009

L’altra modernità è quella dei congressi della Garden cities and town planning association, fondata da Ebenezer Howard nel 1913, poco o nulla conosciuti in Italia come all’estero, a differenza di quelli del Ciam, la cui nascita scandisce la divisione in due parti del volume: Prima dei Ciam. Dalla città giardino alla città moderna e Un’altra modernità. L’Ifhtp e La cultura del progetto urbano e territoriale tra le due guerre.È quindi un libro di storia dell’urbanistica che racconta gli undici incontri, tra le due guerre, dell’Associazione – divenuta, a Vienna nel 1926, International federation for housing and town planning (Ifhtp) – da Göteborg nel 1923 a Stoccolma nel 1939. Di questa storia, però, è possibile evidenziare anche gli aspetti politici e istituzionali, tipici della coeva Union internationale des villes, relativa ai Comuni. Nelle due associazioni sono le stesse sia alcune figure di riferimento, specie del socialismo francese e belga, sia le radici nell’utopismo socialista per il quale la costruzione delle città era parte del progetto di riforma sociale. Un approccio che sarebbe poi stato condiviso, specie per motivi propagandistici, da fascismo e nazismo.Architetti e urbanisti, politici e amministratori dibattevano insieme in appuntamenti che ebbero tale importanza che a New York, nel 1925, i partecipanti vennero ricevuti dal presidente americano. Questa «commistione» (p. 178), che ebbe effetti importanti, viene però criticata dall’a., teso piuttosto a individuare le radici di una scienza urbanistica autonoma.Nel 1923, ad esempio, si discusse un argomento fondamentale, allo stesso tempo tecnico e politico-amministrativo: il rapporto tra l’interesse pubblico espresso nel piano regolatore e i diritti connessi alla proprietà privata. Le soluzioni nei vari paesi erano le più diverse: la costituzione di demani pubblici; l’esproprio; l’utilizzo di normali contratti di compravendita; il rafforzamento della normativa e gli incentivi fiscali.Il volume fornisce un ricco panorama di proposte, soluzioni e di figure coinvolte a vario titolo, non ultimi gli italiani. L’a., per esempio, sottolinea che nel 1934 venne esteso all’italiano l’International Glossary of technical terms used in housing and town planning previsto solo in inglese, francese e tedesco. Scrive l’a., «forse un riconoscimento per il contributo dell’Italia alle attività di una federazione che radunava non solo teorici dell’architettura e dell’urbanistica di tutto il mondo, ma soprattutto tecnici e amministratori in prima linea sul fronte delle trasformazioni urbane delle città occidentali del Novecento» (pp. 15-6). Un’influenza reciproca, visto che l’avanzo contabile del congresso di Roma del 1929 diede l’occasione per fondare l’Istituto nazionale di urbanistica nel 1930.L’a. ha esteso al piano internazionale la ricerca svolta sull’urbanista e amministratore milanese Cesare Chiodi e sui legami tra origini dell’urbanistica, politica, istituzioni e amministrazione nel primo ‘900, (Una città policentrica, Milano, Polipress, 2008) evidenziando così la fecondità di un approccio non sufficientemente sviluppato dalla storiografia, nemmeno quella internazionale.

Oscar Gaspari