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Riccardo Marchis (a cura di) – Le parole dell’esclusione. Esodanti e rifugiati nell’Europa postbellica. Il caso istriano – 2005

Riccardo Marchis (a cura di)
Torino, Edizioni SEB 27, pp. 124, euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2005

Questo libretto raccoglie quattro saggi di autori diversi, divisi in due sezioni di lunghezza approssimativamente simile e preceduti da un’introduzione che accenna le grandi linee della storia degli spostamenti forzati di popolazione nell’Europa del XX secolo. Questi ultimi vengono etichettati come ?fenomeno strettamente correlato a uno stato di guerra? (p. 6) anche se questa giustissima definizione non viene, forse, sufficientemente qualificata e discussa.
La prima sezione, dedicata alle ?parole dell’esclusione?, si apre con un saggio in cui Marco Buttino discute la costruzione politica delle ?identità? nazionali, per poi mostrare come queste ultime possano implicare terribili conseguenze in determinate circostanze ? segnatamente quando lo Stato è troppo forte o troppo debole. L’intero ragionamento viene condotto sulla base di esempi tratti dall’esperienza sovietica e postsovietica. Segue il contributo dell’antropologo Ugo Fabietti su confini, identità e violenza, che illustra come anche queste siano ?costruzioni?: in questo caso, il riferimento è in particolare all’esperienza ruandese, anche se vengono proposti altri esempi tratti dai contesti più disparati ? in particolare per mostrare il legame tra l’imposizione di nomi e la costruzione identitaria.
La seconda sezione, dedicata specificamente al caso istriano, comprende un saggio di Gianni Oliva, volto a ricostruire le origini dell’esodo, e uno di Enrico Miletto sulla diaspora istriana in Italia. Il primo ricostruisce in maniera sintetica gli avvenimenti istriani e giuliano-dalmati; sfortunatamente, la scelta di non seguire l’ordine cronologico ? discutendo invece prima l’esodo e solo in seguito le sue radici nelle contrapposizioni, risalenti all’epoca asburgica, tra i movimenti nazionali sviluppatisi nella regione ? va a scapito della chiarezza e linearità di un’esposizione che, facendo il punto della ricerca sull’argomento, è particolarmente utile ed efficace dal punto di vista didattico. Il secondo si concentra sulla fase successiva all’esodo, e in particolare sull’esperienza degli esuli nelle città di Bari, Torino e Trieste; una breve sezione di ?microstoria? ricostruisce le vicende di quanti finirono a lavorare alla Manifattura Tabacchi della città piemontese. Concludono il volume un breve saggio di Renata Merlo e un percorso bibliografico dedicato alla letteratura (sia cartacea che elettronica) in lingua italiana sull’esodo istriano e sul problema più generale degli spostamenti forzati di popolazione.
Essendo basata su lezioni tenute a un corso indirizzato a studenti e docenti di scuola superiore, l’opera si presenta, piuttosto che come un contributo originale di ricerca, principalmente come uno strumento didattico. Come tale è sicuramente valida ed efficace, soprattutto in ragione del fatto che non limita il suo orizzonte alla vicenda istriana, ma al contrario inserisce quest’ultima nel quadro più generale dei conflitti etnici e degli spostamenti di popolazione novecenteschi, mostrando come essa costituisca un singolo tassello di un mosaico molto più ampio.

Antonio Ferrara