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Ricchezza e dannazione. L’affaire del carbone nell’Alta Slesia polacca, 1919-1939

Sandra Cavallucci
Roma, Aracne, 404 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2013

Ricchezza e dannazione è la storia di una regione divisa e controversa. Divisa al proprio interno fra popoli e lingue differenti; contesa dagli Imperi europei prima della Grande guerra e dagli Stati continentali dopo il conflitto. Una regione di confine, che la Germania rivendicava senza esitazioni e la nuova Polonia considerava una sfida non negoziabile; un’area industriale decollata agli inizi del ’900 nella difficile convivenza fra la popolazione tedesca, dalla quale emergevano i grandi capitali dell’industria mineraria, e quella polacca, che offriva alla regione la manodopera necessaria al suo sviluppo. Un bacino minerario, infine, le cui risorse e la cui sovranità divennero strategiche dopo la Grande guerra, quando l’Europa industriale si trovò di fronte alla prima, vera crisi energetica della sua storia.
Nel volume, dedicato per la maggior parte alle vicende dell’Alta Slesia polacca, l’a. ricollega abilmente tutti questi diversi aspetti, attraverso un’ampia documentazione polacca e tedesca. Il cardine del volume è l’interazione fra lo sviluppo economico e industriale della regione e il suo ruolo internazionale, sia nei rapporti tedesco-polacchi, sia nelle relazioni fra le potenze europee, impegnate nella ridefinizione delle rispettive alleanze, nella delimitazione delle proprie zone di influenza e in una serie di gracili tentativi di cooperazione multilaterale.
Il racconto si snoda attraverso alcuni temi fondamentali: il peso strategico del carbone slesiano nel mercato europeo; il legame fra le scelte dei paesi vincitori sull’Alta Slesia, inclusa la sua divisione all’indomani del plebiscito, e le prospettive opposte di Gran Bretagna e Francia sul futuro della Germania; l’interazione fra nazionalismo politico ed economico; la presenza incrollabile del capitale tedesco nella regione, nonostante la penetrazione degli investimenti francesi, inglesi e americani e la lunga guerra doganale fra Berlino e Varsavia; la conquista di nuovi mercati in Scandinavia e nel Sud Europa dopo la crisi dell’industria carbonifera inglese; le conseguenze della grande depressione sull’economia slesiana; la svolta statalista degli anni ’30, parallela alla distensione fra Polonia e Germania nazista; la rinnovata importanza strategica della regione per i tedeschi e l’Europa intera dopo l’invasione della Polonia nel settembre ’39. Particolarmente interessanti sono i riferimenti alle sfumature della visione polacca: la perseverante politica di «polonizzazione», che l’a. descrive come un successo effimero, dinanzi alla consapevolezza che la Polonia soffriva di una debolezza strutturale rispetto alla Germania, tale da far presagire sin dagli anni di Stresemann una futura invasione tedesca.
In una prospettiva originale e di ampio respiro il volume interpreta la politica slesiana della Polonia e della Germania alla luce della nuova questione carbonifera emersa dopo la Grande guerra, la inquadra nel sistema delle relazioni europee e ricostruisce il tessuto dei molteplici interessi internazionali sulla regione, svelando una profonda incoerenza fra i confini politici e gli interessi reali dell’economia e dell’industria.

Laura Fasanaro