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Richard J.B. Bosworth e Patrizia Dogliani (a cura di) – Italian Fascism. History, Memory and Representation – 1999

Richard J.B. Bosworth e Patrizia Dogliani (a cura di)
MacMillan, London

Anno di pubblicazione: 1999

Questo libro intende operare un incontro tra “due mondi”, come scrivono i curatori nell’Introduzione, cioè il mondo accademico anglosassone e quello italiano; l’incontro avviene già fin dai curatori, in quanto Bosworth e Dogliani insegnano rispettivamente nelle università di Perth, Western Australia, e di Bologna. È quindi molto interessante, nella raccolta da loro proposta, vedere come le categorie e i temi provengano da questi due diversi mondi culturali e immaginare come il dialogo aperto col e dal libro potrebbe continuare proficuamente. Il primo esempio di tale dialogo è l’atteggiamento, insieme distaccato e critico, che i curatori assumono verso quegli studiosi che definiscono “Anti-Anti-Fascist historians”, per esempio i defeliciani; a mio parere è proprio la particolare collocazione tra i due mondi che consente ai due storici di operare una critica ferma e fattiva, senza polemica, ma capace di mostrare ad esempio, come fanno i pezzi contenuti nella raccolta, che la pretesa avanzata dagli anti-anti-fascisti a proposito dell’uniformità pervasiva del “mito della Resistenza” è del tutto inadeguata a comprendere la complicatezza e molteplicità della memoria della Resistenza in Italia.
Mentre condivido e apprezzo lo sforzo complessivo del libro e i suoi risultati, non sono d’accordo con la polemica che i curatori conducono a più riprese contro la concezione della memoria che attribuiscono a Pierre Nora. Non credo che l’impresa della ricerca storica sui luoghi di memoria sia criticabile nel senso che “egli sembrò talvolta implicare che la “memoria”, radicata nella gente/nel popolo, sarebbe più pura della storia accademica” (p. 6), contrapponendo quindi la memoria alla storia (p. 103). A me sembra invece che la storia dei luoghi di memoria proposta da Nora – non tanto nelle sue dichiarazioni quanto nei risultati effettivamente ottenuti nei sette volumi pubblicati da Gallimard – tenti di combinare la storia di varie forme di istituzionalizzazione della memoria con quella delle memorie più personalizzate (semmai si possono criticare l’efficacia e il senso di questa combinazione, ma non attribuire a Nora una dicotomia semplificata e ingenua che mi sembra molto lontana dalla sua impostazione).
I singoli contributi sono di grande interesse anche metodologico, perché usano fonti diverse e innovative come la letteratura (David Ward), la televisione (Guido Crainz), la memorialistica orale e scritta (Roger Absalom, Mirco Dondi, Nicholas Doumanis, Elda Guerra, Brunello Mantelli), il cinema (Ruth Ben-Ghiat, Richard Bosworth, David Forgacs, Glenda Sluga), i monumenti (Patrizia Dogliani). Gli autori mescolano vari tipi di fonti e ne propongono letture nuove e stimolanti, che rendono questa raccolta preziosa per innovare i dibattiti sulla memoria e sul fascismo nel nostro paese.

Luisa Passerini