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Richard J. Crampton – Bulgaria. Crocevia di culture – 2010

Richard J. Crampton
Postfazione di Francesco Guida, Trieste, Beit, 320 pp., € 20,00 (ed. or. Cambrid

Anno di pubblicazione: 2010

La casa editrice Beit, nella sua opera meritoria di pubblicare le traduzioni di importanti opere dedicate alla storia dell’Est europeo, dalla Slovenia di Hösler alla Serbia di Pavlowitch, presenta anche questa storia della Bulgaria, opera di un grande studioso di storia dei Balcani e di quella bulgara in particolare. L’a. è soprattutto un contemporaneista e non meraviglia quindi che delle 290 pagine di testo solo una quarantina in tutto siano dedicate alla importante civiltà bulgara medievale e ai cinque secoli di dominio ottomano, né molte di più siano quelle dedicate al periodo risorgimentale. Egli quindi ripercorre passo passo soprattutto le vicende del paese dalla sua nascita come Stato autonomo nel 1878 fino all’ingresso nell’Unione Europea nel 2007. Il sottotitolo italiano, Crocevia di culture, non è solo una trovata editoriale, rispetto al sobrio titolo dell’originale, A Concise History of Bulgaria, poiché il concetto è ribadito nelle conclusioni, là dove l’a. scrive che «La dicotomia tra Oriente e Occidente è stata l’inevitabile conseguenza della collocazione geografica della Bulgaria e del suo sviluppo storico. A causa di questi due elementi il paese, situato in posizione nodale tra l’Europa e l’Asia, non potrà mai evitare di oscillare tra la sua vocazione orientale e quella occidentale» (p. 274). Confesso che mi risulta oscuro agli inizi del XXI secolo definire in cosa consista una «vocazione orientale» per la Bulgaria, forse l’a. risente di una certa autorappresentazione della cultura bulgara, ossessionata dal problema dell’identità nazionale. Ciò non inficia il quadro fornito dell’evoluzione della storia dello Stato bulgaro: dalle difficoltà iniziali di stabilizzazione politico-istituzionale al difficile decollo economico (assenti i riferimenti a Gershenkron), dalla costante crisi finanziaria (ma la connessione tra spese militari, sviluppo abnorme della burocrazia e debito pubblico, individuata a suo tempo da Rothschild, non è ricordata) all’ossessione irredentista che ha spinto la Bulgaria a gettarsi in una serie di guerre disastrose, dal cruento inserimento nel campo socialista (ma silenzio sul tacito scambio tra anglo-americani e sovietici «a noi la Grecia, a voi la Bulgaria», documentato da Elisabeth Barker) alla lunga gestione comunista del potere, di cui giustamente sono posti in risalto i caratteri totalitari, mentre appare negletto il successo nella trasformazione del paese da rurale a urbano e industriale, sia pure con distorsioni destinate a ricadere sui governanti postcomunisti. Esauriente la ricostruzione delle vicende successive al 1989 in cui l’a. bene coglie le contraddizioni tra i programmi dei vari governi e le aspettative di una popolazione costretta a pagare pesantemente la riconversione economica e delusa nel suo egualitarismo di fondo. Spiacevoli certi refusi (es. ripetizioni di date, p. 138; politica estera per interna, p. 165; stabilizzare per destabilizzare, p. 213, ecc.). Completano il volume cronologia, cartine e bibliografia, bene integrata nella postfazione da Guida, che traccia un rapido bilancio degli studi storici italiani sulla Bulgaria.

Armando Pitassio