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Richard Nixon e i partiti politici italiani (1969-1972)

Luigi Guarna
Milano, Mondadori Università, XI-329 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2015

Il volume di Guarna rappresenta un importante contributo all’analisi delle relazioni transatlantiche della guerra fredda. Attraverso una narrativa ricca e curata, corroborata da una ricerca vasta e dettagliata, l’a. ricostruisce in modo chiaro gli elementi portanti delle relazioni italo-americane negli anni del primo mandato presidenziale di Richard Nixon. La prospettiva che l’a. predilige è quella della percezione statunitense delle alterne vicende politiche italiane.
Uno degli aspetti più innovativi del volume è l’attenzione di Guarna non al risultato politico in sé, quanto piuttosto al policymaking e soprattutto alla molteplicità di interessi particolari che vi confluiscono. È questo focus che spinge l’a. a enfatizzare l’antagonismo tra le varie agencies statunitensi – e in primo luogo tra il Dipartimento di Stato e il con- sigliere per la sicurezza nazionale Henry Kissinger – a sottolineare il peso delle visioni personali di Nixon e dell’ambasciatore statunitense a Roma Graham Martin e a rimarcare, allo stesso tempo, le numerose idiosincrasie presenti all’interno dell’establishment politi- co, diplomatico e militare italiano.
L’analisi dell’a. segue un ordine cronologico, prendendo le mosse dal 1969, quando un certo pragmatismo di matrice kissingeriana – il cui emblema è rappresentato dall’avvio della distensione – diviene lo strumento principale attraverso cui gli statunitensi interpre- tano (e gestiscono) i propri affari europei in generale e quelli italiani in particolare. A farsi portavoce di tale pragmatismo in Italia è l’ambasciatore Martin, il quale, a fronte di quella che nei primissimi anni ’70 andava configurandosi come una crisi strutturale del sistema politico, sostiene la necessità di un coinvolgimento maggiore da parte di Washington nelle dinamiche partitiche del Belpaese, con il duplice obiettivo di a) limitare per quanto possibile l’ascesa dei comunisti ed evitarne un ingresso nella compagine governativa e
b) salvaguardare in tal modo la coesione del blocco occidentale in Europa, un elemento fondamentale per la tenuta stessa del processo di distensione. L’a. legge dunque la svolta conservatrice e centrista impressa agli equilibri politici e istituzionali italiani tra il 1971 e il 1972 come il compimento della missione di Martin a Roma e come un sostanziale successo per l’amministrazione statunitense.
Sebbene legata a paradigmi interpretativi tradizionali, l’analisi di Guarna risulta convincente e appassionante. L’unico neo, peraltro riconosciuto dall’a., consiste prin- cipalmente nella quasi totale assenza di riferimenti relativi al contesto sociale italiano, al suo fermento e alla sua contemporanea radicale trasformazione. L’a. ne attribuisce la responsabilità alla mancanza di riferimenti del genere nelle fonti statunitensi, per quanto, ad esempio, l’eventuale inclusione delle carte della U.S. Information Agency o alcuni puntuali rimandi a una ormai abbondante storiografia di stampo transazionale avrebbero potuto aiutare a colmare simili lacune.

Dario Fazzi