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Rischio Italia. L’economia italiana vista dall’America (1970-2003)

Franco Modigliani
Roma, Donzelli, LXXVIII-251 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2018

Preceduto da una corposa Introduzione di Camurri, il volume raccoglie 44 articoli sulla situazione economica e politica apparsi su quotidiani e settimanali italiani (in parte pubblicati nella raccolta di scritti edita da Bollati Boringhieri nel 2010), destinati a un pubblico non specialistico.
Camurri offre un’interpretazione unitaria di Modigliani, basata sull’esperienza dell’esilio, esperienza che, citando Edward Said, costituisce «una crepa incolmabile, perlopiù imposta con forza, che si insinua tra un essere umano e il posto in cui è nato, tra sé e la sua casa nel mondo» (pp. XVII-XVIII). Il tema dell’esilio, in particolare degli intellettuali antifascisti di matrice liberal-democratica negli Stati Uniti, è peraltro da anni oggetto d’interesse di Camurri (direttore della collana Donzelli, Italiani dall’esilio).
Nell’Introduzione si ricostruiscono la formazione del giovane ebreo nell’Italia fascista e la maturazione della scelta antifascista all’interno della «generazione degli anni difficili» (p. XXIII) e del network familiare, allargatosi dopo il matrimonio con Serena Calabi (maggio 1939). Nell’agosto 1939 i coniugi si imbarcano per New York. La scelta non è determinata dalle sole leggi razziali ma vi contribuisce anche il bisogno di libertà dagli angusti studi economici corporativi. Grazie ai buoni uffici di Max Ascoli e Paolo Contini, Modigliani è accolto nella New School of Social Research a New York, la cosiddetta «University in Exile» che dagli anni ’30 fu snodo cruciale di «uno dei processi di trasferimento dei saperi più significativi di tutto il Novecento» e di fertilizzazione delle scienze sociali americane (p. XXXVIII). L’esperienza alla New School e l’incontro con l’economista e intellettuale cosmopolita Jacob Marschak favoriscono l’approccio interdisciplinare e calato nell’analisi delle grandi questioni che avevano portato alla crisi della democrazia e all’asce- sa dei regimi totalitari in Europa (p. XLI). Altresì fondamentale è il rapporto con Gaetano Salvemini, e il comune impegno riformista, in senso liberal azionista, negli anni ’40 per ricostruire in Italia «un sistema di idee che non siano né clericali né comuniste» (p. LIII).
La caduta del governo Parri e il successo dell’Uomo Qualunque alle elezioni del 1946 indussero i coniugi Modigliani a chiedere la cittadinanza americana. Tra gli anni ’50 e gli anni ’60 i rapporti con l’Italia si infittiscono, e nel 1966 inizia la collaborazione con il Servizio Studi della Banca d’Italia nella definizione del modello econometrico dell’economia italiana. Il tono dei giudizi di Modigliani sull’Italia, dal 1970 in poi, oscilla tra il riformismo delle prediche inutili di einaudiana memoria e quello, secondo una divertente definizione tratta dalla sua autobiografia del 2001, dello psicanalista che fa riflettere i responsabili della politica monetaria sui veri obiettivi che muovono le loro decisioni (p. LX).
Il fatto che il «paziente Italia» sia afflitto ancora dagli stessi mali contribuisce a rendere di stringente attualità la lettura degli articoli di Modigliani.

Achille Puggioni