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Robert Gellately, Ben Kiernan (a cura di) – Il secolo del genocidio – 2006

Robert Gellately, Ben Kiernan (a cura di)
Milano, Longanesi, 509 pp., euro 24,00 (ed. or. Cambridge, 2003)

Anno di pubblicazione: 2006

Questo volume composto da diciassette contributi, di autori diversi, sui genocidi del Novecento è, più che un vero libro di storia, un’opera di genocide studies: i saggi proposti cercano infatti di mettere in relazione l’oggetto della propria indagine con il concetto di genocidio (come definito dalla Convenzione delle Nazioni Unite in materia), anche se questa regola non è priva di significative eccezioni. Il tentativo di applicare quest’ultimo a una varietà di situazioni tra loro molto differenti, tuttavia, non sempre riesce bene e in definitiva finisce piuttosto col sollevare qualche dubbio circa l’effettiva utilità scientifica del termine (almeno nell’accezione in cui viene impiegata dagli autori). In effetti, il punto debole del volume sembra essere proprio di natura interpretativa: non solo non sembra esservi un’adeguata riflessione sulla categoria di genocidio ? la cui incerta delimitazione fa sì che si possa ragionevolmente obiettare alla mancata inclusione di eventi che potrebbero sicuramente rientrarvi, almeno alla luce dell’uso che del termine si fa nel volume (come nel caso dell’Holodomor ucraino del 1932-33, menzionato solo di sfuggita, e delle persecuzioni anti-curde nell’Iraq di Saddam ? ma gli esempi potrebbero continuare) ? ma alcuni autori fanno addirittura riferimento a categorie ancora diverse (è il caso di Nicolas Werth e Jacques Semelin che usano il termine «crimine di massa» in riferimento rispettivamente al Terrore staliniano e alla pulizia etnica nell’ex-Jugoslavia). Il punto di forza sta invece nel fatto che viene affrontata una varietà di casi inerenti non solo alla storia europea ma anche a quella di altri continenti, e riguardanti eventi abbastanza noti così come altri meno conosciuti (quali quelli indonesiani, etiopici e guatemaltechi). L’attenzione rivolta a questi ultimi è un indubbio merito di questo volume, nonché uno dei principali motivi d’interesse dello stesso (soprattutto dal punto di vista del lettore italiano); la lettura dei capitoli in questione, inoltre, conferma ulteriormente (se mai ce ne fosse bisogno) l’impossibilità di scrivere una storia eurocentrica del XX secolo, perfino nel campo della violenza politica. Come spesso accade con le opere miscellanee (il volume è il risultato di una conferenza tenuta a Barcellona nel 2000 ? particolare questo omesso nell’edizione italiana, dove i ringraziamenti sembrano essere saltati), tuttavia, la qualità dei saggi è in qualche modo disuguale. Solo alcuni di essi si basano su ricerche originali ? più di tutti forse quello di Isabel Hull sulla violenza coloniale nella Germania guglielmina. Meritano senz’altro una segnalazione particolare quelli di Omer Bartov ed Edward Kissi, che uniscono felicemente ricerche originali (rispettivamente sulla Shoah e sull’Etiopia del Derg) e ipotesi comparative. Molto interessanti sono anche poi anche quelli di Ben Kiernan (che identifica e discute alcuni temi ideologici ricorrenti nei regimi genocidari) e Robert Gellately (quest’ultimo sul Terzo Reich e le visioni di «genocidio seriale» implicite nella pianificazione per il dopoguerra della Germania nazista).

Antonio Ferrara