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Roberta Garruccio – Minoranze in affari. La formazione di un banchiere: Otto Joel – 2002

Roberta Garruccio
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 255, euro 14,50

Anno di pubblicazione: 2002

Questo libro di Roberta Garruccio, ricercatrice di storia economica alla Statale di Milano, è molte cose insieme. E’ innanzitutto una doppia biografia, quella di Otto Joel, banchiere tedesco di origine ebraica dirigente della Banca Generale prima e poi a capo della Banca Commerciale Italiana dalla sua fondazione nel 1894 e dello zio materno, il giurista Levin Goldschmidt. E’ un rilevante contributo alla storia sociale della banca e alla storia delle élites, in specie finanziarie, dell’Italia giolittiana, è una importante ricerca sul comportamento economico e sociale delle minoranze e sulla cultura d’impresa nell’Italia della crescita economica e industriale a cavallo tra Otto e Novecento, ma è anche e soprattutto un’ulteriore apporto alla discussione del tema identità ebraica e integrazione/assimilazione degli ebrei.
Il volume si compone di cinque capitoli, alcuni dei quali già pubblicati in altre sedi, ma ciò nulla toglie (salvo qualche antipatica ripetizione, alcuni refusi e talvolta una mancata omogeneizzazione delle note) all’unitarietà di un volume la cui prima parte è dedicata alla strumentazione concettuale, alle domande, ai problemi sollevati da una ricerca su questi argomenti, mentre la seconda entra nel vivo della biografia di Otto Joel e in particolare degli anni della sua formazione. L’interesse principale del volume sta innanzitutto nell’interdisciplinarietà dell’approccio. Garruccio infatti combina con abilità e intelligenza teoria economica e teoria sociale con la metodologia e la strumentazione storiche. L’esplorazione teorica di concetti come asimmetria informativa, reputazione e fiducia, costi di transazione, capitale sociale, identità etnica e di strumenti come la social network analysis affrontata nella prima parte fa da sfondo alla seconda dove si passa alla ricostruzione della biografia del banchiere Otto Joel per il periodo che va dal 1872 al 1894. A dominare la seconda parte è innanzitutto il tema del rapporto tra identità ebraica e integrazione. Un tema affrontato partendo dalla ricostruzione del retroterra culturale e familiare di Otto Joel. Familiare soprattutto. Perché è “la famiglia colta medio-borghese [che] diviene nel corso del XIX secolo un importante elemento di identità ebraica, e di identità duale: come ebrei e come tedeschi, attorno ai valori domestici e alla solidarietà di gruppo” (pp. 124-5). Quello che Garruccio ricostruisce è un percorso di integrazione, le cui tappe sono il matrimonio esogamico, la conversione, l’educazione dei figli, la scelta di quest’ultimi di rinunciare alla cittadinanza tedesca in favore di quella italiana, nel quale tuttavia l’identità ebraica, l’appartenenza ad un preciso milieu continua ad avere un peso significativo contribuendo a marcare profondamente sia gli esordi della carriera di Joel che a funzionare come una sorta di “immateriale capitale sociale” (p. 160) per buona parte della sua esistenza specie professionale. E’ in un certo senso proprio quell’identità, il saper fare accumulato, la capacità di muoversi con abilità all’interno di un’ampia rete di relazioni; l’abilità nel raccogliere e distribuire le informazioni che finiranno per determinare la cooptazione di Joel nell’élite finanziaria italiana completando un percorso di integrazione in cui Judentum e Deutschtum restano sullo sfondo.

Daniela Luigia Caglioti