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Roberta Suzzi Valli – Le origini del fascismo – 2003

Roberta Suzzi Valli
Roma, Carocci, pp. 126, euro 8,50

Anno di pubblicazione: 2003

Raccontare la storia delle origini del fascismo in poco più di cento pagine è un compito assai arduo, tanto più se queste pagine s’intendono come ?bussola? d’orientamento ?nei principali temi della cultura contemporanea?, come pretendono esserlo i volumi della collana ?le bussole? dell’editore Carocci. Nei limiti del possibile, l’autrice ha fornito un testo molto efficace, offrendo una sintesi stringente degli eventi che dalla fine della Prima Guerra mondiale alla marcia su Roma portano il movimento fascista al potere. Con un approccio cronologico ed evenemenziale l’esposizione focalizza soprattutto lo sviluppo politico, dando poco spazio agli aspetti socioeconomici, ma riservando un intero capitolo a riflessioni sulle nuove forme della lotta e della violenza politiche introdotte dal fascismo. Lo scenario disegnato dall’autrice parte dal mito della ?vittoria mutilata? e dal combattentismo, ricorda l’occupazione dannunziana di Fiume, descrive l’instabilità dei governi Nitti e Giolitti, evoca le paure borghesi accese dal biennio rosso e la tacita compiacenza borghese nei confronti del nascente squadrismo, e presenta il successo della marcia su Roma come il risultato sia della permanente sottovalutazione del fascismo da parte della vecchia classe dirigente che della fragilità del sistema liberale. Lo stile chiaro e preciso contribuisce molto a rendere appetibile l’alto grado di concentrazione e rimane impeccabile pure nei brevissimi riassunti che chiudono ogni capitolo con un ulteriore condensato a mo’ di teoremi.
Un tale concetto di un manuale minuscolo, però, distorce non poco l’interpretazione, anzitutto a causa della rigida necessità di concentrazione sull’argomento. Restringendo l’esposizione alle immediate cause e circostanze dell’ascesa del fascismo, tutto diventa una funzione di questo sviluppo: il movimento operaio ed i suoi partiti interessano solo in quanto generano lo spettro della rivoluzione, il combattentismo solo in quanto prefigurazione del movimento fascista, la politica liberale in quanto sfinita, marcia e fiacca, la situazione internazionale solo in quanto pretesto per revisionismi ecc. Il fascismo si trasforma in questo modo in una forza storica inevitabile come in altri tempi il socialismo, quasi una fatalità in agguato a colpire sin dalla fine della guerra.
Da rivolgere all’editore si pone dunque la domanda ?per chi?? Per la scuola un tale testo è troppo sintetico e denso; per l’università, invece, è troppo sommario e, in quanto privo di note e dotato solo di una ristretta bibliografia (nella quale inspiegabilmente manca il nome di Nicola Tranfaglia), neanche adatto per un primo avvicinamento al soggetto; per un pubblico amatoriale, per contro, la presentazione è troppo secca e concentrata.
Siccome orientarsi nella storia vuol dire saper muoversi nella pluridimensionalità, sarebbe forse meglio se queste ?bussole? fossero saggi d’interpretazione anziché piccoli manuali ridotti.

Johannes U. Müller