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Roberto Chiarini (a cura di) – Alle origini dell’età giolittiana. La ?svolta liberale? del governo Zanardelli-Giolitti 1901-1903 – 2003

Roberto Chiarini (a cura di)
Venezia, Marsilio, pp. 111, euro 9,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il libro raccoglie gli atti del convegno tenutosi nell’ottobre del 2001 a Brescia, prima tappa delle celebrazioni per il centenario della morte di Zanardelli culminate nella mostra allestita al Vittoriano nell’estate del 2003 (cfr. Giuseppe Zanardelli 1826-1903. Il coraggio della coerenza, Milano, Skira, 2003). I sei contributi sono centrati sia sull’azione del governo Zanardelli sia sul contesto politico in cui si costituisce il primo ed unico ministero dello statista lombardo. Precisamente, il volume si compone di due saggi (Paolo Pombeni, Roberto Chiarini) e di quattro comunicazioni senza note, che si soffermano, da un lato sui cattolici (Alfredo Canavero) e sui socialisti (Giovanni Sabbatucci), dall’altro sui caratteri del liberalismo democratico d’inizio Novecento (Piero Craveri) e sulle conseguenze del viaggio zanardelliano in Basilicata (Giuseppe Galasso). Craveri contrappone la modernità della cultura politica di Giolitti al dottrinarismo di Zanardelli, riproponendo una tesi di larga fortuna storiografica, ma debitrice alle Memorie del politico piemontese e alla pubblicistica filogiolittiana. Tale impostazione porta paradossalmente ad individuare quale paradigma di un liberalismo ottocentesco, inadatto ai tempi nuovi, una battaglia laica per i diritti civili come quella sul divorzio, imputabile semmai di eccesso di modernità e, comunque, in sintonia con i blocchi popolari anticlericali sperimentati in campo amministrativo fra Sinistra liberale ed Estrema a partire dalla fine dell’Ottocento. Galasso, invece, con approccio dissonante rispetto alla riconsiderazione contemporanea dell’interventismo pubblico in economia, elogia le politiche speciali per il Mezzogiorno inaugurate da Zanardelli e ricorda come l’attenzione del leader liberale alla questione meridionale risalga al 1876, quando, responsabile dei Lavori Pubblici, si reca in Puglia, Calabria e Sicilia per costatare di persona la situazione delle infrastrutture.
Nel primo dei due saggi, Pombeni delinea un’articolata e densa interpretazione in chiave comparata della crisi del liberalismo di fine Ottocento, evidenziando i travisamenti continentali del modello costituzionale inglese, compendiato nell’opera classica di Bagehot, e mostrando come il ?costituzionalismo monarchico? (in forma ereditaria od elettiva) costituisca una variante del costituzionalismo postrivoluzionario, il cui maggiore o minore successo è dipeso dal contesto e dall’apertura culturale delle classi dirigenti nazionali. Infine, il curatore si sofferma sul governo Zanardelli-Giolitti non senza incorrere in alcune sviste (Zanardelli non lascia il quarto ministero Depretis nel 1882; la Pentarchia non è capeggiata da Brin e Seismit-Doda, che pure vi aderiscono; Guido Baccelli non è un ?moderato? della Destra Storica, p. 45). Chiarini traccia un bilancio in chiaroscuro dell’operato del ministero liberale, elevandolo a paradigma delle difficoltà strutturali cui è destinato, ieri come oggi, in Italia qualsiasi serio progetto riformatore.

Gian Luca Fruci