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Roberto Finzi, Claudio Magris e Giovanni Miccoli (a cura di) – Storia d’Italia. Il Friuli Venezia Giulia – 2002

Roberto Finzi, Claudio Magris e Giovanni Miccoli (a cura di)
Torino, Einaudi, pp. XXVI-1440, 2 tomi, euro 130,00

Anno di pubblicazione: 2002

Ultimo nato tra le storie regionali della monumentale Storia d’Italia Einaudi, questo volume si segnala subito per la complessità dell’oggetto d’analisi, quel Friuli-Venezia Giulia che i curatori definiscono, già in apertura del primo tomo, ?una tormentata regione ?artificiale’? (p. XXI). In effetti, rispetto ad altre realtà regionali precedentemente indagate nei volumi verdi della storia einaudiana (penso, per continguità geografica e di temi, soprattutto al volume sul Veneto), la stesura di una storia del Friuli Venezia Giulia presenta molteplici difficoltà aggiuntive. Non tanto perché in qualche modo l’identità delle altre regioni italiane sia data come fattore indiscutibile (o addirittura naturale). Anni di dibattiti e ricerche sulle identità locali e sulle ?piccole patrie? hanno fatto luce sull’intima ?artificiosità? di qualsiasi definizione identitaria, non solo di quelle nazionali o multinazionali, anche se tale convinzione, comune tra gli storici, non lo è per altri settori della società o della politica (tanto che ci troviamo oggi a fare i conti con istituzioni regionali che si richiamano alla ?naturalità? delle nazioni ? etnie? ? regionali e subregionali). L’artificiosità del Friuli Venezia Giulia rispetto alle altre entità regionali della penisola, deve in effetti intendersi qui come il risultato della natura oltremodo composita di questa suddivisione geografico-amministrativa. Ciò che oggi vediamo come unica ?patria regionale? è di fatto una coabitazione spesso ?obbligata dall’esterno? (p. XXV) di realtà storicamente, culturalmente, strutturalmente diverse. In modo difforme da qualsiasi altra regione italiana il Friuli Venezia Giulia non entra a far parte della comunità nazionale tutta nello stesso momento, non è il frutto dell’aggregazione di entità statuali precedentemente legate da stretti vincoli politici (a meno che non si vogliano così considerare i legami creati dall’occupazione asburgica tra 1797 e 1866 tra il Garda e l’Istria), né possiede (come ad esempio l’Emilia-Romagna) alcun asse che costituisca una sorta di spina dorsale dei traffici (e quindi dello scambio culturale oltreché economico). La materia del volume è ovviamente troppo estesa perché se ne possa dare anche solo sommariamente ragione; va segnalato tuttavia il merito degli autori di non aver rinunciato a gestire la complessità degli attori storici, che già nel primo tomo, dedicato alla ricostruzione delle vicende politiche, ha costretto i curatori a fare i conti con almeno tre termini post quem per una storia friulana e giuliana inserita nell’orbita italiana (il 1814, il 1866, il 1918). Di questa estrema frammentarietà dei soggetti l’opera einaudiana ha dato ragione in modo estremamente convincente, restituendo, grazie alla complessa architettura del volume (sedici saggi in tutto) un’immagine sfumata e polimorfa delle identità e delle storie friulane e giuliane.

Marco Mondini