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Roberto Giulianelli, Massimo Papini (a cura di) – La Camera del Lavoro di Jesi nel Novecento – 2003

Roberto Giulianelli, Massimo Papini (a cura di)
Ancona, Il Lavoro editoriale, pp. 324, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2003

Questo corposo volume, suddiviso in sei saggi, ricostruisce le vicende della Camera del Lavoro di Jesi dal 1903, anno della sua costituzione, alla vertenza SIMA (Società jesina macchine agrarie), conclusasi nel 1988. Merito principale del libro, al pari degli altri lavori dedicati ai centenari delle Camere del Lavoro, è quello di contribuire efficacemente alla conservazione della memoria storica del movimento operaio (nella fattispecie della CdL jesina).
Dalla narrazione emerge chiaramente quello che appare l’aspetto peculiare del movimento sindacale jesino (ma anche marchigiano) fino all’avvento del fascismo, ovvero il dualismo fra il PSI e il PRI che, con Alfredo Zannoni e Ferruccio Bigi, guida la segreteria camerale dal 1906 al 1922.
Il volume, però, non spiega altrettanto efficacemente l’emergere del gruppo dirigente comunista che, fin dal 1944, assume la guida della CdL con Alfonso Cesaroni (1944-1946) ed Eolo Fabretti (1946-1950). Considerato che nel panorama storiografico italiano sono alquanto rari i lavori che indagano la politica sindacale dei partiti minori (in primis il Partito Repubblicano e il Partito d’Azione) e i loro rapporti con il movimento dei lavoratori, è un peccato che nel volume si accenni solamente alle difficoltà incontrate dalla ricostituita CdL a raccogliere un’ampia adesione, difficoltà dovute essenzialmente al forte consenso di cui ancora godeva, in special modo fra i ceti cittadini, il locale Partito Repubblicano.
Quanto alle fonti, gli autori del volume hanno dovuto misurarsi con un problema comune a chi si occupa di storia sindacale locale: la mancata conservazione dei materiali da parte delle organizzazioni sindacali. In questo, la Camera del Lavoro di Jesi non fa eccezione: non esiste, infatti, un archivio storico e lo scarso materiale esistente, oggi conservato presso l’Istituto regionale per la storia del movimento di Liberazione nelle Marche, è frammentario e disorganico. Inoltre, la CdL jesina non pubblicava un suo bollettino e le raccolte di alcuni periodici editi dal PCI («Il progresso di Jesi» e «Il Dialogo») sono alquanto lacunose.
Gli autori, quindi, hanno attinto principalmente alla pagina locale dell’«Unità», nonché ai documenti sparsi rintracciati presso l’Archivio Centrale dello Stato, l’Archivio di Stato di Ancona e l’Archivio storico del Comune di Jesi.
Forse anche a causa della difficoltosa reperibilità delle fonti, il volume appare essenzialmente orientato ad una ricostruzione ?interna? alla Camera del Lavoro, lasciando sullo sfondo alcune questioni che avrebbero potuto essere maggiormente sviluppate per costruire una narrazione capace di indagare non solo i rapporti di potere interni ai gruppi dirigenti e le vertenze portate avanti dall’organizzazione, ma anche, sul modello della labor history, le interazioni fra vicende sindacali, mutamenti nella realtà industriale e trasformazioni della società jesina.

Federico Paolini