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Rocco Primavera – Industrializzazione e migrazioni interne 1950-1970 – 2002

Rocco Primavera
Introduzione di Peter Kammerer, Bolsena, Massari Editore, pp. 123, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il filo rosso metodologico sul quale il breve volume è costruito si ispira alle indicazioni di alcune note pagine gramsciane. Dopo una serie di considerazioni sul tema della collocazione internazionale dell’Italia del dopoguerra e dopo avere sinteticamente delineato le principali trasformazioni dell’apparato produttivo del paese, Primavera dedica un capitolo all’analisi del mercato del lavoro che egli legge attraverso gli occhiali del concetto di sovrappopolazione relativa, un altro all’analisi statistica su base regionale dei grandi flussi di quella stagione migratoria; in altri, l’autore affronta i temi delle migrazioni interne e dell’urbanizzazione fermandosi in particolare sui tre tipici diversi modelli, quelli dell’immigrazione a Roma, a Torino e a Milano.
Il testo riprende e sintetizza le linee di fondo interpretative di ispirazione gramsciano-marxista di tutta una serie di lavori di studiosi militanti, come si definivano essi stessi, relativi sia alle migrazioni interne che a quelle estere usciti nel periodo della grande espansione migratoria, tra metà anni Cinquanta e primi anni Settanta; tra essi vanno annoverati anche lavori dello stesso Peter Kammerer che stila la breve Introduzione al volume. Kammerer spiega le ragioni che spingono a pubblicare un testo scritto in realtà dodici anni orsono e afferma che la motivazione di fondo va ricercata nell’interesse di delineare un bilancio del recente passato migratorio in anni caratterizzati dalla crisi del modello fordista e dalle modificazioni profonde dei processi di mobilità territoriale. Da questo punto di vista, quello di un “bilancio” da fare, il testo non pare recare un gran contributo, giacché poco o nulla aggiunge di nuovo rispetto a quella lontana e appassionata stagione di studi; anzi, di quella stagione, per certi versi, può essere considerato l’ultimo contributo. Piuttosto l’utilità del libro di Primavera sta nel fatto che esso ci indica l’esistenza di un tema che andrebbe affrontato in sede di riflessione storica. Le vicende delle migrazioni interne degli anni del dopoguerra sono ancora assai poco studiate. Moltissimo c’è da fare anche alla luce degli apporti teorici e di metodo che ritroviamo nella recente e ricchissima storiografia sulle problematiche migratorie dell’Italia di antico regime e dell’Italia liberale. Tra i temi che meriterebbero un serio riesame critico sono le linee interpretative e i criteri che animarono gli studi coevi a quella intensa e lunga stagione migratoria, tra i quali anche a quelli di impostazione strettamente marxista-gramsciana cui fa riferimento l’autore. Il rapporto tra sviluppo del capitalismo e fenomeni migratori delineato da quelle analisi, anche alla luce della recente storiografia sulla mobilità territoriale, appare ancora oggi strumento capace di generare feconda ricerca storica? Come leggere con l’equilibrio dello storico la polemica appassionata sui movimenti migratori italiani che Giuseppe Galasso sviluppò nei primi anni Sessanta nei confronti delle tesi di Emilio Sereni? Che influenza ebbero quegli studi sulla ricerca nel campo della storia delle emigrazioni estere in Italia? O ancora: quella lontana stagione di studi può ancora dare stimoli per capire la svolta degli anni Settanta e i nuovi assetti migratori della stagione post-fordista?

Anna Treves