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Roj A. Medvedev, Zores A. Medvedev – Stalin sconosciuto. Alla luce degli archivi segreti sovietici – 2006

Roj A. Medvedev, Zores A. Medvedev
Postfazione di Andrea Panaccione, Milano, Feltrinelli, 395 pp., euro 19,00 (ed.

Anno di pubblicazione: 2006

La scelta del titolo è sempre un momento delicato, ma poche volte come in questo caso essa risulta inappropriata. Il volume si propone, almeno così il titolo lascia intendere, di svelare aspetti inediti della vita di Stalin alla luce della documentazione emersa in seguito alla cosiddetta «rivoluzione degli archivi», ovvero l’apertura degli archivi ex sovietici che ha conosciuto la sua stagione più felice negli anni compresi tra il 1992 e il 1996. Tuttavia, i due autori non riportano nelle peraltro ricche note neppure una fonte archivistica diretta. Stalin sconosciuto è inoltre un libro disarticolato, la cui struttura e divisione fra i capitoli lascia piuttosto interdetti. L’ordine logico-cronologico con cui i vari temi sono proposti rimane alquanto misterioso. La prima parte è dedicata ai classici noir» della morte e della successione (sui quali peraltro i due autori non dicono niente di nuovo) a cui si accompagna un interessante articolo (scritto a quattro mani) sulle ipotetiche sorti dell’archivio privato di Stalin. La seconda sezione, la più organica e rilevante di tutto il volume benché anch’essa priva di documentazione di prima mano, comprende tre saggi di ? Zores Medvedev sulla questione del nucleare sovietico dalla costruzione della bomba atomica alla creazione di un articolato «gulag atomico». Segue poi una terza parte incentrata sul rapporto tra Stalin e la scienza che ripropone i temi noti del rapporto tra Stalin e Lysenko da un lato, e tra il dittatore e la linguistica dall’altro. La sezione successiva, dedicata agli anni della seconda guerra mondiale, comprende un primo articolo scritto da entrambi il cui titolo è Stalin e il Blitzkrieg che attinge a piene mani dal materiale pubblicato già nel 1998 a cura di V.P. Naumov, e un secondo pezzo di Roj Medvedev sul generale Apanasenko e il fronte estremo orientale completamente basato su fonti anteriori alla fine dell’Unione Sovietica e quindi difficilmente spacciabile come novità storiografica. Infine, il quinto capitolo, lo Stalin sconosciuto, i cui tre articoli sono del tutto scoordinati tra di loro sia per tematiche che per cronologia degli eventi: si passa dallo Stalin nazionalista russo, e qui i luoghi comuni abbondano, all’assassinio di Bucharin (unico dei tre articoli di questa parte che faccia uso di una bibliografia più recente) sino a un’irrazionale ultimo brano dedicato alla madre di Stalin, Ekaterina Georgievna D?zuga?svili, morta anch’ella, come Bucharin, nella seconda metà degli anni Trenta. Peccato, un’occasione sprecata perché il libro, senza le pretese di novità che si è arrogato, avrebbe potuto proporsi molto più semplicemente, soprattutto per i lettori non usi alla lingua russa, come un’occasione per fare il punto (grazie anche alla ricca bibliografia citata da Andrea Panaccione nella sua postfazione) su parte della storiografia soprattutto russa degli anni Novanta sullo stalinismo.

Elena Dundovich