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Roma seconda città dell’Impero. La conquista napoleonica dell’Europa mediterranea

Chiara Lucrezio Monticelli
Roma, Viella, 201 pp., € 26,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il libro di Chiara Lucrezio Monticelli s’inserisce nel suo originale percorso di studi
concentratosi da anni su questioni riguardanti la storia di Roma tra ’700 e ’800 in una
dimensione europea e con una particolare predilezione per i nessi tra istituzioni, apparati
di controllo, storia sociale e storia della storiografia (cfr. La Politica del Papa. Istituzioni di
controllo sociale a Roma nella prima metà dell’Ottocento, Rubbettino, 2012).
Il volume è suddiviso in tre parti, precedute da una Introduzione e da un Prologo
iniziali e concluse da un Epilogo e da un Laboratorio politico e storiografico della romanità
imperiale. Emerge una struttura complessa, fatta da escursioni tematiche a volte impreviste
poi ricondotte ai suoi tre centri principali: Forme imperiali, con un’analisi della più recente
storiografia sugli Imperi e sulle particolari «Forme imperiali» assunte nella città del
papa; Pratiche di conquista (cap. 2) e Rappresentazioni urbane (cap. 3), più specificamente
dedicate agli anni 1809-1814 in cui la città, già invasa dai francesi nel febbraio 1808, fu
inserita nell’Impero napoleonico con la prestigiosa funzione di seconda capitale. Si tratta
di un periodo riscoperto negli ultimi decenni dagli storici a partire da nuove domande,
fonti e sensibilità (C. Brice, M. Caffiero, M. Formica, M. P. Donato, Ilaria Sgarbozza).
Del resto sono stati anni difficili da leggere sul piano storico, divisi tra modernizzazione
politica e opposizione popolare, nuove pratiche amministrative, grandi progetti architettonici
e resilienza del passato prestigioso della città, in cui da secoli convivevano indissolubilmente
la sua natura religiosa universale e le sue funzioni statali e cittadine. L’a.
si è mossa abilmente in questo palcoscenico pieno di diversi attori: dominatori francesi,
nuove figure emergenti, ecclesiastici, nobili, patrizi, popolani. Si trattò di una coesistenza
non banale tra ceti sociali diversi, tra vecchio e nuovo mondo, in una versione romana
della strategia napoleonica dell’amalgama, in una città in cui operarono personaggi di
primo piano come de Gérando, de Tournon, Canova e Valadier. Roma assunse una funzione
paradigmatica di laboratorio politico: proprio in virtù della sua storia la città poteva
contenere in sé gli elementi fondamentali della costruzione napoleonica, tenere insieme
gli ormai lontani punti di riferimento giovanili di Bonaparte e i coevi sogni imperiali di
Napoleone, le connessioni tra la Roma repubblicana e quella imperiale, tra la Rivoluzione
e l’Impero, tra la modernità delle codificazioni e la soppressione del dibattito politico.
In definitiva emergono nel libro le diverse funzioni svolte a Roma dalle «forme
imperiali» proposte in età napoleonica e le loro connessioni con il precedente biennio
rivoluzionario 1798-1799, le successive svolte risorgimentali (1849 e 1870-1871) e la
trasformazione della città del papa in una città italiana ed europea.

Massimo Cattaneo