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Romain Rainero (a cura di) – Da Oriani a Corradini. Bilancio critico del primo nazionalismo italiano – 2003

Romain Rainero (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 295, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2003

Non priva di contributi interessanti e utili questa miscellanea di studi non sembra tuttavia raggiungere l’ambizioso obiettivo, dichiarato sin dal sottotitolo, e soffre di una cura editoriale lacunosa. La presenza, ad esempio, del saggio di Roberto Chiarini che conclude il volume, dalle cui note soltanto si evince risalire alla metà degli anni Ottanta, evidenzia al contempo i due limiti indicati. Altri testi sembrano rimasti nel cassetto un po’ più del dovuto privando così il volume di quell’aggiornamento bibliografico che avrebbe reso meno fragile il prospettato bilancio critico nell’anno di grazia 2003. La stessa proposta interpretativa, che dovrebbe rappresentare il filo conduttore dei numerosi saggi, imperniata sulla rivalutazione e sull’autonomia del fenomeno nazionalista, emancipato cioè da una visione subordinata al fascismo, risulta in definitiva poco utile dal momento che la maggior parte dei contributi sostanzialmente concorda nell’evidenziare la ?proteiforme duttilità del pensiero nazionalista? (Di Porto, p. 30) connaturata a un programma che dava valore assoluto all’?interesse nazionale? e tutto giustificava per quel fine. Risulta dunque debole, e spesso contraddetto, il tentativo di dimostrare che il nazionalismo contenesse in sé elementi contrari all’ideologia fascista: la democrazia e il repubblicanesimo sono patrimonio, incerto, del pensiero di Alfredo Oriani e di pochi altri, mentre la cifra del nazionalismo politico è apertamente autoritaria e monarchica. Nello stesso saggio di sintesi che apre il volume, dopo la Prefazione di Rainero, firmato da Nicola Tranfaglia, si individua una linea di continuità che parte dal «Regno» e va dritta al ?«Popolo d’Italia» del fascismo vittorioso? (p. 12), aderendo così all’idea di Eugenio Garin che vede nel primo nazionalismo ?un repertorio pressoché completo di tutti i più sciagurati luoghi comuni di una retorica durata decenni? (cit. p. 13).
Convincente, anche se noto, il nesso istituito tra l’ideologia nazionalista e la costruzione dello Stato-nazione, che guadagna qualche nuovo spunto di riflessione e contributi di ricerca significativi. Non si può, però, fare a meno di notare la sostanziale assenza di un confronto con il dibattito internazionale che negli ultimi decenni ha sensibilmente modificato gli orientamenti storiografici.
Se la cornice suscita perplessità, la tela ha pennellate di valore. Pregevole il saggio di Bruno Di Porto su nazionalismo e Risorgimento; Rainero su Oriani, Carlo Lacaita sulla cultura tecnico-scientifica, Enzo Laforgia su Corradini e Maurizio Antonioli sul nazionalismo sovversivo? introducono nuovi e interessanti elementi di analisi; importanti gli approfondimenti proposti nelle ricerche di Marco Cuzzi sul nazionalismo militante, di Laura Tei su «Il Regno», di Stefano Galli su Gualtiero Castellini, di Michela Minesso sulle élites milanesi. Barbara Bracco si sofferma con lucidità sul ?vario nazionalismo? di Gioacchino Volpe fornendo valide chiavi di lettura. Infine il già citato testo di Chiarini sulle rivendicazioni territoriali nel primo dopoguerra che, al di là dell’oggetto, dimostra il valore di una lettura ?passata di moda?.

Giancarlo Monina