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Romain Rainero – La politica araba di Mussolini nella seconda guerra mondiale – 2004

Romain Rainero
Padova, Cedam, pp. 288, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il volume affronta un aspetto non secondario ma poco indagato della politica estera fascista. Per avere un riferimento storiografico sul tema occorre risalire allo studio di Renzo De Felice, Il fascismo e l’Oriente, edito nel 1988. Il lavoro di Rainero si compone di sei capitoli e di un epilogo, tutti corredati da una raccolta dei documenti più significativi.
L’autore lavora sulla documentazione diplomatica, collocandola in un contesto documentario più ampio, costituito anche da fonti edite, che permettono di cogliere gli orizzonti culturali, oltre che politici, in cui si svilupparono i rapporti con il mondo arabo. L’interesse per la causa araba aveva le sue radici in una visione ?eurocentrica?, con cui il duce rivendicava i mancati compensi dopo la fine della prima guerra mondiale, ma che non intendeva incrinare i buoni rapporti con Parigi e Londra. Né si manifestò, negli anni Venti, la scelta di un’esportazione dell’ideologia fascista oltre i confini nazionali. Fu negli anni Trenta che cominciarono a moltiplicarsi le iniziative ?mediterranee? del governo fascista: il filoarabismo venne a costituire uno degli obiettivi di una politica estera più generale, segnata dall’aspirazione a un mandato per l’Italia e all’acquisizione di territori coloniali. La visione imperialistica, che si affermò nel 1936 con la conquista dell’Etiopia, intendeva esprimere un nuovo ordine mondiale, in cui l’Italia fascista doveva ritrovare l’antica egemonia mediterranea. Il volume mette in luce una strategia politica estremamente contraddittoria. Mentre si incrinavano i rapporti con il sionismo ebraico, il fascismo diveniva un riferimento per i nazionalisti arabi, ostili alle potenze mandatarie. Ma le leggi razziali del 1938 vennero a turbare i già ambigui rapporti con gli arabi, i quali manifestarono perplessità, o addirittura ostilità, nei confronti della politica del regime. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, riemersero le simpatie di esponenti arabi, come l’irakeno Rashid Ali al-Ghailani e il gran muftì di Gerusalemme, nei confronti delle potenze dell’Asse come sostenitrici dell’indipendenza nazionale. Anche per questa fase, l’autore rileva un dialogo con i nazionalisti arabi tutt’altro che coerente. Mentre essi vedevano nelle potenze dell’Asse la forza necessaria per la conquista dell’indipendenza, la questione araba rimase praticamente esclusa dal Patto Tripartito del 27 settembre 1940, al punto che si rese necessaria una dichiarazione congiunta italo-tedesca sul futuro assetto del mondo arabo dopo la fine della guerra. L’Asse tentò di appoggiare la rivolta nazionalista di Ghailani, ma fallì davanti all’offensiva britannica, che determinò anche la crisi della politica araba dell’Italia fascista, indebolita dall’andamento della guerra nel Nord Africa, fino alla sua conclusione, nel 1943, con la perdita della Libia e la successiva caduta del regime.
Il lavoro di Rainero sollecita, a questo proposito, riletture e approfondimenti non solo di aspetti poco noti della storia d’Italia, ma delle complesse correlazioni stabilite tra le diverse vicende nazionali del mondo mediterraneo lungo l’intero Novecento.

Paolo Borruso