Cerca

Romanzo di uno scandalo. La Banca Romana tra finzione e realtà

Clotilde Bertoni
Bologna, il Mulino, 382 pp., € 29,00

Anno di pubblicazione: 2018

Docente di Teoria della letteratura, l’a. affronta lo scandalo della Banca Romana ricostruendo in quasi duecento pagine il suo intricato plot con tanti protagonisti e tante comparse, dimostrandone l’autonomia dallo scandalo francese legato alla costruzione del Canale di Panama, di poco precedente, e insistendo sulla funzione sociale e narrativa dello scandalo. Ma è la capacità dell’evento di incidere con un’onda lunga e con esiti difformi nell’immaginario di romanzieri e pubblicisti il vero nocciolo della ricerca, cui è dedicato un terzo del volume che si spinge sino al 1909 de I vecchi e i giovani di Pirandello o, meglio, sino all’incompiuto L’imperio di De Roberto – probabilmente in nuce il risultato più promettente – per dedicare una carrellata finale ai prodotti letterari in tema di politica e scandali del secondo ’900, ma anche alle versioni cinematografiche e alle serie televisive a noi più vicine. Il tema è denso, come il fango della non nuova metafora che nell’Europa di fine ’800 commentatori coevi evocano a proposito della deriva affaristica e della crisi del parlamentarismo, in quella che si preconizza come la dissoluzione della società borghese. Nell’Italia del 1892 lo scandalo che scoppia in Parlamento pare peraltro l’atto secondo di quello del 1869 della Regia Tabacchi, tale è la continuità nel copione e nelle strategie retoriche messe in atto durante le varie fasi dell’affaire.
Il volume, ricco e ben documentato, risente forse di un eccesso di segmentazione, e tuttavia la sfida della ricerca risulta vinta. Chi voglia capire come e quanto in profondità i fatti e i misfatti descritti abbiano sollecitato la vena letteraria di autori maggiori e minori, trova le risposte nella parte terza dedicata alle opere pubblicate a caldo ma estesa sino alle eco più tardive: tra tutte, spicca la Rome di Zola (1896), capace di coniugare il discorso su Roma capitale, la speculazione edilizia e le spericolate manovre finanziarie con il tema del ripiegamento e dello smarrimento nel «giorno dopo» del Risorgimento riassunto nella frase pronunciata dal personaggio più riuscito, Orlando Prada, ex garibaldino paralizzato, costretto a guardare dalla finestra Roma e il nuovo edificio del Ministero delle Finanze: «Fatta la patria, andate a entusiasmarvi per riorganizzarne le finanze!» (p. 251).
Caleidoscopio che mescola battaglie politiche – la più tenace, quella condotta in Parlamento dall’Estrema di Colajanni e Cavallotti – a scontri generazionali, alla crisi di crescita di un capitalismo innestato troppo rapidamente sul corpo dello Stato, la vicenda della Romana risulta invece al di sopra delle capacità narrative di molti altri scrittori, schiacciati sulla ripetizione di un canovaccio scontato e prevedibile – come nello stesso Pirandello alle prese con la «bancarotta del patriottismo» (p. 319) –, a volte rasentante il macchiettistico, senza autentica capacità di trasformarlo in una persuasiva denuncia dei mali della politica. Lo scandalo della Romana, insomma, «ispira più lagnanze generiche che volontà di engagement» (p. 217), mentre dal canto loro «gli autori considerati non si spingono mai abbastanza avanti» (p. 345).

Arianna Arisi Rota