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Salvatore Adorno – Gli agrari a Parma. Politica, interessi e conflitti di una borghesia padana in età giolittiana – 2007

Salvatore Adorno
Reggio Emilia, Diabasis, 271 pp., Euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il volume è il prodotto di una tesi di dottorato realizzata ormai quasi vent’anni fa e mai integralmente pubblicata. La scelta di proporre la stesura originale – bibliograficamente aggiornata e corredata da una Introduzione tesa a collocarne la struttura nel quadro dell’evoluzione del dibattito storiografico – non solo non pregiudica il risultato complessivo, ma offre la possibilità di ripercorrere temi e approcci di una stagione di studi ricca e innovativa, collocabile tra la metà degli anni ’80 e la metà degli anni ’90 del secolo scorso. Una congiuntura al cui interno il lavoro di Adorno si inserì a pieno titolo, partecipando al dibattito attraverso la pubblicazione di anticipazioni su alcuni dei nodi problematici e interpretativi di fondo.Si trattò di una stagione di studi che – partendo dall’interesse per le borghesie e aristocrazie europee – si snodò lungo percorsi e itinerari complementari: le indagini sulla consistenza e la dinamica patrimoniale dei ceti possidenti, la costruzione di reti di relazioni socio-economiche intrecciate alla propensione all’innovazione tecnologica e organizzativa, la formazione e il funzionamento di gruppi di interesse agrario all’interno dello scenario più complessivo delle dinamiche delle rappresentanze degli interessi locali, le indagini sulle attività dei municipi; e si potrebbe continuare a lungo.Si tratta di una agenda di temi nettamente individuabili a partire dall’indice stesso del libro. All’interno di questa trama l’a. è attento a valorizzare gli elementi di novità rappresentati dalla situazione parmense: dal ruolo pionieristico della Associazione agraria nella difesa degli interessi economici degli associati, che passa attraverso la scelta di un indirizzo produttivistico e la valorizzazione di figure di portatori di saperi tecnici e scientifici essenziali per la modernizzazione della agricoltura, ma al tempo stesso mediatori non neutrali dei rapporti tra ceti proprietari e lavoratori; all’intreccio tra agricoltura e industria di trasformazione e alla creazione di una élite di figure miste di agricoltori-industriali; all’aspirazione dell’Agraria parmense a costituirsi in autonomo partito politico all’interno del blocco conservatore finendo per connotare in alcuni momenti il diverso colore politico tra il Comune capoluogo – retto da una alleanza di blocco democratico – e la Provincia – caratterizzata da precoci esperienze clerico-moderate – come una dialettica tra interessi urbani e interessi agrari; all’emergere – a partire dal 1908 – di una forte tendenza egemonica anche tra la borghesia industriale, commerciale e professionale grazie alla capacità dimostrata nel produrre ricchezza e garantire stabilità sociale; per finire con il fallimento del progetto egemonico sul piano della competizione elettorale alla vigilia della guerra e a ridosso di un sensibile aumento della conflittualità sociale.Attraverso l’assunzione a soggetto centrale di una élite agraria, il volume tratteggia in realtà – ed è questo sicuramente il pregio maggiore anche a distanza di tempo – un modello di funzionamento di una realtà che va ben oltre la dimensione locale.

Emma Mana