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Salvatore Cingari – Alle origini del pensiero ?civile? di Benedetto Croce. Modernismo e conservazione nei primi vent’anni dell’opera (1882-1902) – 2002

Salvatore Cingari
Napoli, Editoriale Scientifica, pp. 522, euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2002

L’autore è al secondo volume crociano (e ne preannuncia un terzo): nel 2000 era uscita una sua nitida e agile biografia de Il giovane Croce (Rubbettino), un po’ lo sfondo événementiel di questa ricerca, che ripercorre il medesimo ventennio, ma con l’occhio rivolto agli scritti, alle riflessioni e agli atteggiamenti mentali del filosofo. L’analisi viene organizzata attorno a dieci problemi: il pessimismo adolescenziale e il suo superamento, la critica della retorica e l’atteggiamento anti-ideologico, l’attenzione alla conservazione dei beni artistici, l’interesse crescente per una storiografia non esclusivamente politico-statuale, l’emergere del problema estetico, quello che Cingari chiama il ?modernismo? crociano, cioè l’accettazione della ?modernità? come terreno ineludibile di confronto, le prime riflessioni sulla storia d’Italia, l’immagine e la condizione della donna, la liberazione dei costumi sessuali. Il volume finisce, così, per mettere in secondo piano o comunque per non tematizzare convenientemente l’esperienza fondamentale del giovane Croce, il suo confronto col marxismo, col socialismo e con la personalità di Antonio Labriola, la prima occasione, cioè, in cui il suo pensiero divenne veramente ?europeo?, contribuendo a quella ?crisi del marxismo? che costituisce uno degli eventi di maggior rilievo (sul piano teoretico e politico) dell’Europa fin-de-siècle: l’autore ne è consapevole (pp. 20-1), ma ritiene che il taglio prescelto contribuisca indirettamente a lumeggiare in modo nuovo anche tali problemi. Cingari percorre i testi, anche quelli dimenticati e apparentemente distanti da un interesse teoretico o politico, li analizza nelle loro prime edizioni (piuttosto che nelle eventuali ristampe, sempre ritoccate e riaggiustate dal loro autore), coglie talvolta in snodi apparentemente secondari l’emergere di stati d’animo, giudizi, rinvii significativi. La trattazione non raggiunge la perspicuità del volume precedente, talora è troppo minuta e un po’ prolissa, ma non poche sono le pagine acute, in cui si fissa l’emergere di atteggiamenti di fondo della personalità crociana, che la caratterizzeranno e la distanzieranno da altre contemporanee (si vedano i paralleli con Gentile e con Sorel, pp. 318-30). Se ho ben capito, l’autore sostiene che alla fine di questo ventennio (il primo abbozzo di sistema nell’Estetica del 1902 e il progetto della rivista che uscirà l’anno dopo) Croce finisca per irrigidire e quasi depauperare molte delle potenzialità critiche emerse negli anni precedenti per una volontà ?egemonica? (così più volte la chiama), che meglio, forse, si potrebbe dire ?ricostruttiva?, di fondazione cioè di una visione del mondo, che potesse esorcizzare l’Angst originaria, il fondo passionale della personalità, il materialismo e il determinismo del marxismo. Ma questa mesòtes (fra ?inibizione? e ?scatenamento?, fra tradizionalismo e rivoluzionarismo) è proprio ciò che contraddistingue la posizione crociana dalla ?passione rivoluzionaria? del secolo XX, da tanta cultura novecentesca politica e filosofica, coi suoi sbocchi nichilistici e/o totalizzanti.

Roberto Pertici