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Salvatore Settis – Italia S.p.A. L’assalto al patrimonio culturale – 2002

Salvatore Settis
Torino, Einaudi, pp. 149, euro 8,80

Anno di pubblicazione: 2002

Con un efficace gioco di parole Salvatore Settis indica la minaccia racchiusa nella recente creazione della Patrimonio S.p.A., emblema della nuova tendenza a considerare i beni culturali dello Stato come risorsa passiva da sfruttare a fini esclusivamente economici. Lo scambio dei due termini allude ad una preoccupazione diffusa, resa ancora più esplicita dal Saturno che divora i propri figli ritratto in copertina. Parole e immagini anticipano la natura e il contenuto del volume, che prima di essere un’articolata riflessione sul graduale smantellamento del nostro sistema di tutela, è un’appassionata difesa della cultura della conservazione sviluppata in Italia negli ultimi secoli.
Scavando nella terminologia impiegata dal discorso pubblico e legislativo del patrimonio culturale in anni recenti e nel conseguente suo svuotamento di significato, Settis apre importanti scorci sulla costruzione del modello italiano di conservazione, unico nel suo genere ? in Europa ma non solo ? per completezza ed attenzione ai differenti aspetti della salvaguardia e valorizzazione. La descrizione del tentativo attuale di scimmiottare esperienze di altri paesi lascia quindi il posto a pagine dense, in cui l’autore ricostruisce la secolare e complessa elaborazione del principio di fondo della tutela italiana, quello secondo il quale il ?patrimonio culturale del Paese è […] un insieme, ed è soggetto a protezione in quanto depositario di una memoria storica che appartiene ai cittadini ed è costitutiva del patto sociale e dei fondamenti istituzionali dello Stato? (p.15). L’affermazione di questo principio fu il difficile traguardo di una concezione della conservazione messa a punto a partire dall’unificazione e organizzata in un sistema pubblico policentrico, capillarmente diffuso nel paese. Il modello italiano di tutela rispecchiò fin da allora ?continuità e contiguità? (p.11) del tessuto connettivo che integra i beni culturali nel territorio, facendo di questa trama reale e simbolica, ricca e coerente, un unicum inscindibile ed intangibile.
Impegnato a decostruire ragioni e modalità della prospettata cessazione di questo sistema, Settis introduce concetti che legittimano l’appello alla difesa del patrimonio, ma che per la stessa natura del testo non vengono poi sviluppati. Identità culturale, funzione civile, fruizione collettiva del bene culturale rimandano ad una sua specifica dimensione, al suo essere deposito di significati e valori che identificano la comunità, prospettandone l’integrazione con altre. Questi temi vengono solo accennati nel libro che rielabora vari interventi dell’autore nel recente dibattito sul destino della tutela italiana, dibattito scaturito dalla pressante necessità di confrontarsi con scelte politiche decisive. La natura militante del libro giustifica la priorità di alcuni argomenti, mentre ne fa un prezioso contributo alla difesa dell’autocoscienza storica del paese, potenziale terreno di scambio tra culture diverse.

Simona Troilo