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Sandro Rogari – Sindacati e imprenditori. Le relazioni industriali in Italia dalla caduta del fascismo ad oggi – 2000

Sandro Rogari
Le Monnier, Firenze

Anno di pubblicazione: 2000

Questo profilo di storia politica del sindacato nasce con l’obiettivo di rendere autonoma la storia sindacale dagli studi sul movimento operaio – rivendicando una maggiore prossimità alle scienze sociali – e di ricomporla con quella delle organizzazioni degli interessi imprenditoriali e proprietari secondo l’ottica sistemica dell’analisi delle relazioni industriali. In questo senso il lavoro presenta grande interesse ed utilità, non solo come contributo settoriale ma come compendio, da un’angolatura definita e tuttavia cruciale, di storia dell’Italia repubblicana.
Merito particolare dell’opera è l’attenta individuazione dei diversi soggetti delle relazioni industriali, e la loro collocazione nelle differenti fasi politiche e all’interno dei cicli economici. L’interazione fra i sindacati e le organizzazioni imprenditoriali viene sviluppata ricostruendone i rapporti con le strategie dei partiti, con i programmi di governo, con i vincoli internazionali, con il tipo di sviluppo e di crescita economica in atto, riuscendo a rendere ragione della dinamica di forze contrastanti in gioco nei momenti topici della vita del paese.
Apporto specifico dell’autore, derivante dalle sue personali competenze (è recente la cura di La Confagricoltura nella storia d’Italia. Dalle origini dell’associazionismo agricolo nazionale ad oggi, Bologna, il Mulino, 1999), è l’attenzione alle organizzazioni degli interessi agrari nella dialettica fra la Coldiretti di Paolo Bonomi e la Confagricoltura, di grande rilievo per l’impianto del sistema di potere democristiano. Il lettore auspicherebbe a questo punto anche maggiore attenzione per le diverse culture della modernizzazione e dello sviluppo che presiedono alle scelte strategiche della parte imprenditoriale, affinché queste, nella ricostruzione dei passaggi fondamentali della storia delle relazioni industriali – come è stato il caso della dura opposizione alla nazionalizzazione dell’energia elettrica e dell’esportazione dei capitali da essa ricavati – non apparissero determinate da uno stato di necessità e con ciò stesso sottratte al vaglio dell’indagine e dell’analisi di merito, che invece si appunta con più spiccata acribia sulle scelte strategiche sindacali. Sulle quali in tal modo viene proiettata un’ombra normativizzante, soprattutto laddove traspare la simpatia per un modello organizzativo improntato all’autonoma rappresentanza degli interessi e “compartecipe di un disegno di equilibrate compatibilità fra crescita economica e rivendicazioni salariali” (p. 93), assai vicino ad alcune fasi dell’esperienza cislina.
Rimane il fatto che il lavoro, con il pregio anche della linearità e chiarezza della ricostruzione, costituisce un importante contributo alla comprensione della storia dell’Italia repubblicana. Ciò anche in considerazione del fatto che la scelta di valorizzare soggetti economico-politici di importanza decisiva secondo un’ottica relazionale valorizza la peculiare esperienza di rapporti tripolari fra sindacati, organizzazioni imprenditoriali e governo, caratteristica dell’Italia repubblicana.

Laura Cerasi