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Sandro Setta (a cura di) – Italiani contro gli uomini politici: il qualunquismo – 2005

Sandro Setta (a cura di)
Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, pp. 203, euro 16,50

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume comprende le relazioni presentate, nel maggio 2004, al convegno promosso dal Corso di laurea in Scienze politiche e delle relazioni internazionali dell’Università degli studi del Molise. Nella sua introduzione, Sandro Setta cerca di chiarire la natura di un fenomeno che ciclicamente riappare sulla scena politica dei vari continenti e che è oggetto di studi recenti, soprattutto in campo politologico (da Tarchi a Mény). Un fenomeno che ha senz’altro alla sua radice il distacco tra governanti e governati: ma le cause di questo distacco sono, anche per quanto riguarda il caso italiano, complesse da analizzare e richiedono quindi una pluralità di competenze, come peraltro, sia pure sinteticamente, si è cercato di fare in questo stesso libro. Giovanni Sabbatucci (pp. 15-22) vede quindi nel trasformismo un precedente storico del qualunquismo, almeno nell’aspetto della critica moralistica della politica e dei partiti. Più difficilmente assimilabili al qualunquismo, se non nell’ambito più generale della critica al sistema politico (ma allora il discorso, già di per sé non semplice, ci porterebbe davvero lontano) sono le varie anime dell’opposizione cattolica (oggetto dello studio di Vittorio De Marco, pp. 22-38) e di quella socialista (alla quale si dedica Marco Gervasoni, pp. 39-68) all’Italia liberale. Un aspetto debole del libro mi sembra quindi proprio l’utilizzazione di diverse categorie, in modo più o meno interscambiabile: se ne rende conto Rocco Pezzimenti che, nel suo ampio saggio (pp. 69-116), tenta di dare una definizione di populismo e antiparlamentarismo, della loro storia e dei loro paradossi. Una difficoltà di definizione che emerge anche nell’intervento del curatore (pp. 117-131), laddove riprende il tema del qualunquismo, nella sua versione italiana, sottolineandone gli iniziali aspetti libertari e descrivendo la successiva evoluzione politica in senso moderato. I contributi più innovativi e interessanti risultano quindi essere, in definitiva, quelli di Simona Colarizi su La crisi del consenso e il tramonto della Prima Repubblica (pp. 133-165, che ne rintraccia le radici a partire dagli anni ’70, nell’incomprensione del fenomeno da parte dei principali partiti) e soprattutto quelli dei due politologi, Paolo Bellucci (Il rapporto tra gli italiani e la politica, pp. 167-177) e Roberto Segatti (Perché in Italia moltissimi ce l’hanno con la politica e con i politici, pp. 179-203). Essi, ricorrendo agli strumenti propri della loro disciplina (e senza, a dir la verità, sforzarsi eccessivamente di dialogare con gli storici?) tentano, in modo piuttosto efficace, di spiegare ?uno dei paradossi della politica italiana: la cultura non civica di una partecipazione politica di massa? (p. 167), illustrandone lo sviluppo e definendone il carattere, che risulta non essere ?prerogativa di questo o quell’orientamento ideologico-politico? (p. 196), ma piuttosto dato trasversale, complesso e di lungo periodo, pronto a essere utilizzato, ai propri fini, da più o meno abili ?imprenditori della politica? (p. 198).

Giovanni Scirocco