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Santi Fedele – Nicola Barbato. Un milite dell’ideale – 2003

Santi Fedele
Manduria-Bari-Roma, Lacaita, pp. 178, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2003

In assenza a tutt’oggi di una esauriente biografia, il volume, che presenta una versione ampliata di un saggio già pubblicato nel 1995 in occasione delle celebrazioni del centenario dei Fasci siciliani dei lavoratori, traccia un breve ma utile profilo della vita politica di uno dei personaggi più rappresentativi del socialismo siciliano di tutto il periodo prefascista.
Come quella di molti altri della sua generazione, la vicenda umana e politica del medico Nicola Barbato, originario dell’attuale Piana degli Albanesi, fu segnata profondamente dall’esperienza dei Fasci. Al momento del diffondersi del movimento, egli aveva dietro di sé anni di impegno politico e sociale. Dopo l’adesione, nella seconda metà degli anni Settanta, ad un socialismo visto come frutto necessario del divenire dell’umanità ? che gli derivava dalla frequenza di un ambiente fortemente impregnato di materialismo evoluzionista come la Facoltà di Medicina dell’Università di Palermo ? Barbato, soprattutto con il suo ritorno a Piana all’inizio degli anni Novanta, aveva esercitato la sua attività professionale secondo modalità che in quegli anni erano tipiche fra i medici orientati al socialismo. Si trattava di una pratica intesa come missione e disponibilità assoluta verso chi soffriva, spesso gratuita per gli strati più disagiati, che testimoniando direttamente gli ideali di solidarietà diventava un efficace strumento di propaganda del socialismo. Lo straordinario prestigio che Barbato aveva raggiunto fra il ceto rurale e quello operaio-artigianale diede un contributo decisivo al successo del Fascio di Piana che in poco tempo raggiunse un largo seguito, con la peculiarità di una larga presenza femminile, e divenne un punto di riferimento per una parte dell’entroterra palermitano.
Ma la breve stagione dei Fasci difficilmente avrebbe consentito a Barbato di proseguire l’impegno politico oltre i confini regionali senza la drammatica conclusione della repressione manu militari del movimento, senza il processo e la condanna dei principali dirigenti. Furono, infatti, le sue fiere dichiarazioni in difesa dei Fasci e del socialismo davanti al tribunale militare, che ebbero una straordinaria diffusione negli ambienti socialisti di tutta Italia, e il suo soggiorno in carcere per oltre un anno e mezzo, a consegnarlo in modo definitivo fra le figure mitiche del socialismo italiano. Fino al 1904, anno della sua emigrazione negli Stati Uniti, il suo ruolo, così, nel socialismo italiano non fu propriamente quello del politico e del parlamentare, quanto quello del propagandista e del candidato bandiera. Dal ritorno in Italia, nel 1909, alla Grande Guerra il profilo mitico sembra funzionare di meno in termini di presenza politica e fortuna elettorale. E tuttavia nel contesto della grande mobilitazione politica del primo dopoguerra per i pochi anni che gli rimanevano da vivere, Barbato ripropose con successo (nel 1919 venne eletto deputato nella circoscrizione di Bari) la sua vecchia immagine di socialista lontano dal rivoluzionarismo parolaio e di medico filantropo.

Rosario Spampinato