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Sara Galli – Le tre sorelle Seidenfeld. Donne nell’emigrazione politica antifascista – 2005

Sara Galli
Firenze, Giunti, pp. 311, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2005

Nato come una tesi di dottorato all’Università di Bologna, poi segnalatosi con il Premio Franca Pieroni Bortolotti, questo lavoro ricostruisce le biografie e il mondo degli affetti e della militanza politica delle sorelle Seidenfeld: Gabriella, Barbara e Serena, nate a cavallo dei due secoli scorsi, da famiglia ebraica ungherese trasferitasi a Fiume. Le sorelle, cosmopolite e poliglotte, avrebbero vissuto intensamente la dissoluzione dell’Impero e il clima rivoluzionario del primo dopoguerra, assorbendo le esperienze di almeno tre ambienti politici: l’ungherese della Repubblica dei Consigli, il biennio rosso italiano, le rivoluzioni e controrivoluzioni mitteleuropee, per poi aderire al movimento comunista. Utilizzando numerose fonti archivistiche, l’autrice è riuscita a ricostruire con attenzione i percorsi di Barbara e di Gabriella, le cui vite si intrecciano con noti e controversi militanti politici, mentre Serena rimane nello sfondo, militando più linearmente, e di conseguenza con crescente difficoltà di comunicazione con le sorelle, nel Partito comunista come funzionaria a Mosca. Gabriella e Barbara legarono i loro destini a due dirigenti del PCd’I: la prima fu per lunghi anni, dal 1921-22, compagna di Secondino Tranquilli, in arte Ignazio Silone; la seconda, restò fedele, potremmo dire per sempre, nella vita e nel ricordo, a Pietro Tresso, incontrato a Berlino nel 1924. Il libro si arresta con cautela alla fine della guerra senza affrontare quindi l’altra travagliata stagione di dibattiti e fratture politiche all’interno della sinistra italiana, al momento del ritorno in Italia delle tre sorelle.
Pur non potendo evitare di parlare dei percorsi politici assai complessi di Silone e di Tresso, l’autrice compie un’operazione di salvataggio delle personalità e delle esistenze al femminile, ponendosi in linea con altri lavori storiografici (P. Gabrielli, G. De Luna, S. Bellassai, C. De Maria), ricostruendo con attenzione le reti di relazioni militanti e affettive, il mondo bello e crudele dell’esilio politico, costituito non solo da pericoli ma anche da forti amicizie, amori, fedeltà e infedeltà, e da odi, profondi e tenaci quanto erano gli ideali e le ideologie. Qui viene riaffermato che il rapporto pubblico/privato diviene essenziale non solo nella ricostruzione biografica ma anche e soprattutto nello studio di percorsi individuali e collettivi di periodi storici complessi come quelli dell’emigrazione antifascista e più in generale della sinistra italiana ed europea tra le due guerre mondiali. Pur con qualche ripetizione nella narrazione, che l’autrice certamente eviterà in futuro con l’esperienza, il libro si evidenzia come il risultato di un’ampia ricerca e un piccolo ?manifesto? metodologico sulla necessità di lavorare sull’estensione e articolazione del concetto di rete, non solo nella storia delle donne, ma anche nella storia politica in generale, sino a ora essenzialmente scritta al maschile, per analizzare un quadro politico che impone il ?continuo ricomporsi? di relazioni e di appartenenze.

Patrizia Dogliani