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Scuola e società nel Meridione preunitario. Istruzione secondaria e formazione delle élite dirigenti in Molise

Florindo Palladino
Macerata, Eum, 390 pp., € 19,00

Anno di pubblicazione: 2015

Il volume affronta un tema, quello relativo alla storia dell’educazione e delle istituzioni
scolastiche nel Mezzogiorno preunitario, su cui la storiografia più recente non si è
soffermata a sufficienza, specie nell’analizzare l’«interconnessione esistente tra la storia
dell’amministrazione e la storia dell’insegnamento» (p. 29). La ricerca di Palladino si occupa
nello specifico della realtà molisana nel periodo compreso tra il governo dei Napoleonidi
e il 1848, con particolare attenzione al Collegio Sannitico, istituzione nata allo
scopo di formare le giovani élite.
Nella prima parte, dopo uno sguardo generale sul riformismo napoleonico, che costituì
il modello di riferimento da estendere agli Stati satelliti dell’Impero, vengono illustrati
i passaggi che portarono all’implementazione del sistema francese nel Regno di Napoli.
Il riformismo napoleonide, prima con Giuseppe Bonaparte e poi con Murat, elaborò un
sistema di pubblica istruzione articolato su tre livelli formativi/amministrativi: istruzione
primaria a carico dei comuni, istruzione secondaria affidata a strutture finanziariamente
autonome e istruzione superiore sostenuta dallo Stato. La restaurazione borbonica non
comportò una rottura rispetto al passato: la transizione, avvenuta all’insegna della continuità,
consentì di mantenere un assetto sostanzialmente immutato, e di fatto non pochi
uomini rimasero alla guida di importanti istituzioni. È quanto accadde nella Provincia di
Molise, dove Biase Zurlo (fratello di Giuseppe, ministro dell’Interno negli anni francesi),
intendente provinciale, venne riconfermato nella carica.
Alla figura di Zurlo sono dedicate numerose pagine, dalle quali si evince l’importanza
del personaggio e dei suoi rapporti istituzionali privilegiati. Questi si fece sostenitore di
un modello di istruzione diffusa sul territorio, e lo attuò attraverso una politica scolastica
attenta alle profonde trasformazioni avvenute negli anni francesi. L’emersione di un ceto
notabilare rendeva infatti necessaria la formazione di un corpo di funzionari dotati di
competenze specifiche che i percorsi di istruzione tradizionale non potevano fornire. Il
processo, avviato sotto Murat, proseguì negli anni della Restaurazione, e la riconferma
di Zurlo rese possibile l’istituzione a Campobasso del Real Collegio Sannitico (1816),
progetto ambizioso e di non facile attuazione vista l’iniziale difficoltà a reperire i fondi
necessari per la costituzione di una rendita necessaria per far fronte alle spese non coperte
dalle rette.
Un passaggio particolarmente interessante su cui l’a. si sofferma è quello relativo al
periodo successivo al nonimestre costituzionale (1820-1821), quando un deciso intervento
repressivo portò alla formazione di Giunte di scrutinio, che attuarono una vasta operazione
di epurazione. Ne seguì una fase di crisi per il Collegio, che vide precipitare le iscrizioni, in
un trend negativo che si sarebbe invertito solo nel decennio successivo.

Fabrizio La Manna