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Separati ma fratelli. Gli osservatori non cattolici al Vaticano II (1962-1965)

Mauro Velati
Bologna, il Mulino, 2014, 743 pp., € 55,00

Anno di pubblicazione: 2015

Come di consueto, l’arrivo di un anniversario innesca una frenesia di commenti e analisi spesso superficiali o strumentali. Anche il mondo della ricerca scientifica non è esente da queste tentazioni. Come prevedibile, così è stato anche per il cinquantesimo anniversario del Vaticano II (1962-1965), i cui libri hanno riempito interi scaffali delle librerie. Tra i vari contributi merita sicuramente attenzione il volume di Mauro Velati, dedicato a ricostruire la partecipazione degli osservatori non cattolici al concilio, un fatto inedito della storia religiosa moderna. L’importanza di studiare il concilio attraverso la partecipazione degli osservatori delle diverse Chiese è altresì importante perché, come sottolinea l’a. in apertura, «non è sufficiente l’analisi di questa o quella enunciazione, o al massimo la lettura della dichiarazione conciliare Unitatis Redintegratio sul tema specifico del dialogo con le Chiese non cattoliche. Vi è molto di più nella storia di quei quattro anni, un “evento” ecumenico che va al di là del dettato della dichiarazione» (p. 9). Questa ricerca, d’altra parte, segue di tre anni la curatela di un altro monumentale lavoro (944 pp.), uscito sempre per il Mulino, Dialogo e rinnovamento. Verbali e testi del segretariato per l’unità dei cristiani nella preparazione del concilio Vaticano II (1960-1962), in cui Velati colma di fatto una lacuna dei seppur preziosi Acta synodalia, in cui sono stati pubblicati i documenti delle congregazioni generali.
La partecipazione degli osservatori non cattolici al Vaticano II ricostruita da Velati assume un rilievo notevole; la loro presenza non fu certo casuale, ma si è appoggiata da un lato sul cambio di paradigma inaugurato dal pontificato di papa Giovanni XXIII, mag- giormente improntato al dialogo rispetto a quello pacelliano, agendo come acceleratore di certe istanze di simpatia e di apertura che stavano germogliando all’interno di certi settori del cattolicesimo verso il dialogo ecumenico. Dall’altro, ha beneficiato dell’appor- to del movimento ecumenico, nato all’inizio del secolo in seno al mondo protestante e anglicano e istituzionalizzato nel dopoguerra con la fondazione nel 1948 del Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra.
Dalle riunioni pomeridiane, dagli incontri informali e dalla rete di dialogo che gra- zie al segretariato fu organizzata, fu chiaro che il loro ruolo non si sarebbe limitato a una semplice funzione informativa, di passaggio di notizie alle proprie Chiese, ma gli osserva- tori sarebbero entrati come attori, svolgendo un ruolo chiave in vari passaggi dell’evento conciliare. Il 7 dicembre durante l’ultima sessione pubblica, Willebrands, segretario del Segretariato per l’unità dei cristiani, alla presenza del metropolita di Heliopolis Melitone, lesse dall’ambone la dichiarazione comune di Paolo VI e di Athenagoras, patriarca ecume- nico di Costantinopoli, sulla levata degli anatemi del secolo XI. Le sentenze di reciproca scomunica del 1054 vennero revocate, aprendo di fatto una nuova stagione del dialogo ecumenico.

Federico Ruozzi