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Sergio Bugiardini (a cura di) – Violenza, tragedia e memoria della Repubblica Sociale Italiana – 2006

Sergio Bugiardini (a cura di)
Roma, Carocci, 365 pp., euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume rispecchia la struttura di un convegno sulla storia, la storiografia e la memoria della RSI tenutosi a Fermo nel 2005, per iniziativa del locale Istituto di Storia contemporanea. Sedici saggi, divisi in quattro parti ciascuna delle quali chiusa dall’intervento di un discussant, ci consegnano una serie di informazioni, dati, percorsi biografici che confermano gli assi interpretativi (tra gli altri, il protagonismo di Mussolini e la presenza di un insieme di soggettività che rendono la RSI molto più che un governo fantoccio, e la dimensione del razzismo e della violenza come suoi elementi strutturali) intorno ai quali è ruotata negli ultimi due decenni la rivoluzione storiografica sull’esperienza salotina. La prima parte del volume fa il punto proprio su questo «stato dell’arte», a partire dall’intervento di Enzo Collotti, e illustra anche il progetto di «censimento delle fonti sulla RSI», avviato nel 2004-2005 dalla Fondazione ISEC. La seconda, mutuando un approccio prevalentemente biografico, restituisce uno spaccato assai diversificato dei «gregari» che, negli ambienti più disparati, scelgono di far decantare all’interno della RSI le proprie scelte politiche e professionali: dall’Amicucci direttore del «Corriere della Sera», ai giovani marchigiani protagonisti della fioritura di un’ampia pubblicistica fascista repubblicana; dal Pollastrini leader della «banda di Palazzo Braschi», che opera nella «Roma città aperta», e il cui profilo di squadrista ha contorni che lo differenziano ben poco da un criminale comune, a Carla Costa e ad alcune altre collaborazioniste, desiderose di imbracciare il fucile in difesa della patria fascista, i cui profili sono ricostruiti da Maura Firmani in quello che è forse il contributo più interessante del volume, proprio perché segnala un terreno d’indagine ancora poco dissodato (e non solo in relazione al caso italiano). Marta Baiardi ricostruisce poi il ruolo di Giovanni Martelloni presso l’Ufficio affari ebraici di Firenze. Il saggio costituisce il contributo più interessante della terza parte del volume, incentrata sulle pratiche della violenza fascista (con altri due interventi che ne evidenziano il ruolo come fattore di radicalizzazione della guerra civile e della «guerra ai civili» nazista, in Italia e nell’area dell’Adriatische Kusterland). Dal caso fiorentino, emerge l’azione di funzionari che, in periferia, radicalizzano le istanze repressive del centro, secondo una modalità di comportamento simile a quella evidenziata da Browning nei suoi studi sui funzionari dello sterminio in Europa centro-orientale. Infine, l’ultima parte vede una serie di interventi che mettono in luce le dinamiche di continuità delle burocrazie fasciste repubblicane (le forze armate, la polizia, la magistratura e il personale civile) negli anni successivi al 1945, valutando ? mediante alcuni casi esemplari ? l’impatto assai ridotto dei processi di epurazione.Il volume rappresenta un valido contributo storiografico. Unico difetto, la mancanza di qualche intervento in grado di porre maggiormente in rilievo analogie e differenze dell’esperienza salotina rispetto al quadro complessivo dei sistemi di collaborazione impiantati dal nazismo nell’Europa del 1939-1945.

Gianluca Fulvetti