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Sergio Piane, Ippolito Spadafora – La massoneria a Pisa. Dalle origini ai primi del Novecento – 2006

Sergio Piane, Ippolito Spadafora
Foggia, Bastogi, 263 pp., euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2006

Gioca decisamente a sfavore di questo libro l’inevitabile confronto con quello sulla massoneria a Livorno, pubblicato pochi mesi più tardi (cfr. la scheda in questo Annale). Per il volume su Livorno si sono messi all’opera diversi specialisti e la presenza come curatore di Fulvio Conti è di per sé un nesso con la più recente produzione storiografica, cioè con il volume sulla massoneria della Storia d’Italia Einaudi. I due autori del libro su Pisa, invece, non sono degli «addetti ai lavori», come si deduce dal retro di copertina: il che non avrebbe nessuna importanza se non influisse visibilmente sul risultato. Disorienta, ad esempio, trovare riprodotti nel volume due saggi di altro autore, segnalato semplicemente da un richiamo in nota: si tratta dello studio di Mario Montorzi sui processi contro Filippo Mazzei e i patrioti pisani del 1799 e di quello sulla famiglia Vaccà Berlinghieri (pp. 34-56). Altrove, nelle pagine sulle manifestazioni anticlericali di fine secolo oppure in qualcuna delle schede biografiche, si sfiora la parafrasi di molte pagine dell’ultimo libro del compianto Lorenzo Gestri (Le ceneri di Pisa. Storia della cremazione. L’associazionismo laico nelle lotte per l’igiene e la sanità 1882-1939). Non giovano al testo neppure alcune sviste, come un «Pietro Leopoldo II» (p. 57), del quale tra l’altro è data per certa un’affiliazione massonica su cui nutre molti dubbi, invece, Renato Pasta (pp. 470-75 del saggio nel volume einaudiano sulla massoneria). La parte utile del libro è quella che comprende l’elenco delle logge pisane e dei rispettivi affiliati dal 1861 al 1925 e le osservazioni in merito degli autori (pp. 97-133 e 209-28). Non solo il numero elevato delle logge, tra cinque e otto in media entro i primi del ‘900, ma la loro grande diversificazione per «obbedienze» dimostrano «un fermento culturale massonico pisano di grande interesse. Tutte le vicende massoniche nazionali trovano eco a Pisa» (p. 104), ad iniziare dal caso famoso della loggia Azione e Fede che nel 1861 si era opposta all’elezione aGran Maestro del GOI di Costantino Nigra. Nell’elenco degli affiliati compaiono molti protagonisti della vita politica cittadina e la loro appartenenza all’una o all’altra loggia è un’informazione importante per decifrare il gioco intricato degli schieramenti. Alle numerose occasioni già note, nelle quali contò la presenza massonica, come il movimento per la cremazione, la fondazione di società di mutuo soccorso o di volontariato, l’erezione dei monumenti a Mazzini e a Garibaldi, restano da aggiungere gli aspri scontri, in sede locale, sul tema dell’istruzione, specialmente quella infantile e femminile, visto che la «diffusione della popolare coltura» è stata uno dei fondamenti dell’impegno civile della massoneria italiana.

Mirella Scardozzi