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Sergio Raimondo – La risorsa che non c’è più. Il lago del Fucino dal XVI al XIX secolo – 2000

Sergio Raimondo
Lacaita, Manduria-Bari-Roma

Anno di pubblicazione: 2000

L’obiettivo della ricerca di Raimondo è ricostruire la storia di un ecosistema, quello del Fucino, nel lungo periodo, dall’età moderna fino alla seconda metà del XIX secolo. La ricerca si colloca dentro la storiografia ambientale, condividendone questioni, metodologie ed approcci. Il Fucino, acqua che interagisce con la terra, ora occupandola ora ritraendosi, ed infine scomparendo prosciugato dai Torlonia, consente all’autore di ragionare sul rapporto tra tecnologia e natura, sui diritti proprietari, sul ruolo dello Stato e dei privati nella gestione delle risorse, specie nelle congiunture di crisi ecologica. Il riferimento alla letteratura scientifica restituisce la complessità ecologica del bacino lacustre, ribadendo dal punto di vista metodologico lo stretto nesso esistente tra la storia dell’ambiente e i saperi naturalistici. L’ecosistema che emerge nell’opera di Raimondo, tuttavia, non è fisso, immobile, ma è innanzitutto un prodotto storico: la natura, e gli uomini che vi appartengono, hanno modificato quell’ecosistema, anche prima di farlo scomparire. È, ad esempio, il caso della pesca praticata nel Fucino con tecniche fortemente distruttive, analizzata dall’autore tanto nei suoi risvolti ecosistemici quanto nelle sue caratteristiche socio-economiche e giuridiche. La crisi ambientale, intesa come crisi “tra le esigenze di riproduzione della società umana e cicli di rigenerazione della natura” (p. 151), è oggetto di numerose analisi dei contemporanei, che propongono spiegazioni delle cause e ipotesi di possibili rimedi. Spiegazioni monocausali, semplificatorie, si contrappongono a ragionamenti più complessi, caratterizzati da un vasto numero di variabili. La vittoria del partito Torlonia, e cioè della essiccazione completa del Fucino, è ricostruita come affermazione di un’idea del lago e del suo destino: non si tratta solo di un progetto ingegneristico e/o affaristico, ma della costruzione di una lettura della natura. Il lago diventa sinonimo di pericolo, di sottosviluppo contro il quale da sempre l’uomo ha lottato, non per conviverci, ma per eliminarlo. Allo storico tocca, dunque, ridare voce alle alternative possibili; non, ovviamente, a quelle che oggi potremmo immaginare, ma a quelle che furono proposte allora, ribadendo ancora una volta la necessità di non cadere nelle trappole di certe ricostruzioni teleologiche e/o progressive delle vicende. Il campo di grano che sostituì il lago lasciava non pochi problemi insoluti, dal mutamento del microclima alle difficoltà di approvvigionamento idrico e alle questioni sociali ed economiche connesse all’attribuzione di tutte le terre emerse ad un solo proprietario. Questioni ambientali e questioni economiche e sociali si intrecciano nella storia del Fucino, dimostrando ancora una vola la fecondità di un approccio environmental history.

Marco Armiero