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Sergio Romano – L’Italia negli anni della Guerra Fredda. Dal piano Marshall alla caduta del Muro – 2000

Sergio Romano
Rai-Eri e Ponte alle Grazie, Roma e Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Nati sotto forma di conversazioni a Radio Rai, i venti brevi capitoli che compongono questo testo smilzo e scorrevole sono altrettante cartoline sui principali passaggi e crisi internazionali della guerra fredda, e poi sulla disgregazione della Jugoslavia, l’Euro e le prospettive internazionali future.
Il piglio è quello tipico di questo diplomatico fattosi poi storico, e in particolare divulgatore. Intrecciando reminiscenze personali e lettura convenzionale degli eventi (le nuove acquisizioni – ad esempio sulla Corea, sulla crisi dei missili a Cuba o sulle strategie staliniane – sono del tutto assenti) egli ci dà sommarie descrizioni fattuali, svelti ritratti politici e personali dei maggiori protagonisti e, talora, concisi giudizi soggettivi sulla portata e le conseguenze.
Data la familiarità professionale con il contesto, la terminologia e le dinamiche diplomatiche, l’autore non ha difficoltà a produrre immagini rotonde, lucide e auto-esplicative. Dato il suo disdegno per la storiografia professionale (la bibliografia non è tanto scarna quanto datata e piatta) e per l’idea stessa di relativismo interpretativo, non ci fornisce spiegazioni sui processi più ampi che sottendono gli eventi, sui dilemmi di fondo o sulle strategie che interagiscono nelle crisi, sulle cause e le dinamiche storiche della guerra fredda. Il sottotesto implicito si incardina sulle categorie di interesse nazionale e, in qualche misura, di conflittualità geopolitica, ma poiché le origini della guerra fredda, la sua natura e, paradossalmente, la strategia delle due grandi potenze restano del tutto a margine della narrazione, risulta anche difficile capire se Romano riconduce l’insieme del conflitto bipolare a tali schemi interpretativi.
L’Italia – come la stessa Introduzione riconosce francamente – c’entra poco o nulla a dispetto del titolo. Talora essa è parte, pur non centrale, dell’evento (piano Marshall, formazione dell’Alleanza atlantica) più spesso è invece semplicemente osservatrice ininfluente, e l’autore dedica qua e là brevi accenni per chiarire questo rapporto e fornire magari una valutazione sull’importanza di uno specifico passaggio per la reintegrazione postbellica del paese nel consesso internazionale. Ma nulla di più.
Si tratta quindi di un libro che non ha un possibile utilizzo né per la didattica né, tantomeno, per lo storico professionista, e che si limita a tratteggiare eventi e personaggi per una divulgazione in questo caso davvero lieve ed estemporanea.
Personalmente trovo poi che la scelta (in parte obbligata dal formato, ma in parte anche intrinseca al tipo di storia che Romano predilige) di escludere una definizione della natura e delle caratteristiche della guerra fredda finisca per rendere taluni dei suoi ritratti quasi evanescenti. E ciò lascia non tanto aperta quanto sospesa la questione interpretativa: perché tale caratteristica preclude anche una discussione sulla validità o meno di una lettura della guerra fredda fondata sull’assunto – inespresso – dell’interesse nazionale.

Federico Romero