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Severina Fontana (a cura di) – Nello spirito della tecnica. Scuole tecniche e periti industriali nella modernizzazione del paese – 2004

Severina Fontana (a cura di)
Roma, Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laurea

Anno di pubblicazione: 2004

Volume promosso dal Consiglio nazionale dei periti industriali per il 75° anniversario del r. decreto 275/1929 che riconobbe e disciplinò la libera professione. Il libro comprende, oltre all’introduzione della curatrice, cinque capitoli ad opera di tre autrici: Alessandra Cantagalli e Serena Groppelli che illustrano i percorsi formativi e professionali dei periti dall’Ottocento ai giorni nostri, e Daniela Morsia che compie alcune rapsodiche ma non scontate incursioni nell’ambito degli apporti dei periti industriali alla modernizzazione industriale del paese, dalla seconda metà dell’Ottocento agli ultimi decenni del Novecento.
L’origine moderna della professione risale agli anni ’70 dell’Ottocento, a partire dalla formazione impartita nelle sezioni industriali degli istituti tecnici, che per iniziativa di imprenditori e enti locali promossero lo sviluppo di un insegnamento pratico, creando delle officine industriali dentro le scuole stesse. Gran parte del libro è dedicata allo sviluppo dei profili dell’istruzione industriale, condotta sulla base di una buona bibliografia, anche in relazione ai diversi casi locali. L’attenzione prevalente alla formazione è dettata dalle vicende più recenti della professione, dal momento che le norme UE per la libera circolazione delle attività professionali mettono a confronto i periti italiani, dotati del solo diploma superiore e, dal 1990, di un periodo di formazione certificata per poter accedere all’albo, con i professionisti stranieri, in possesso di laurea triennale (obbligo recepito in Italia dal 2001); la maggiore varietà dei profili formativi dei tecnici stranieri è un altro elemento che penalizza i periti italiani nel mercato comunitario.
Questa giustificata attenzione per la formazione scolastica lascia però in ombra altri elementi della professione. Cantagalli sembra a tal proposito argomentare che il ?progetto professionale? dei periti industriali nasca con il decreto del 1929; quindi si concentra soprattutto sul periodo successivo e in particolare sugli ultimi tre decenni. Muovendosi con disinvoltura tra suggestioni sociologiche e storia, riflette intorno al mutamento del ruolo del perito libero professionista in una società ?postindustriale?, dove in pratica tutto il lavoro intellettuale si è professionalizzato, ma nello stesso tempo il rapporto del professionista con le imprese è diventato più stretto, sino a rendere difficile una distinzione tra consulenza, prestazione professionale e lavoro dipendente. Non è però sufficientemente indagata la genesi della professione, che avrebbe ricevuto qualche suggerimento da uno scavo nella figura del ?perito? anche tra Ottocento e Novecento, nell’associazionismo soprattutto, nella presenza nel mondo del lavoro (perlopiù dipendente) di queste figure, nelle interferenze dei tecnici ?minori? con altri soggetti di più sviluppata coscienza professionale (ingegneri). Un tentativo anche parziale di ricostruire una storia collettiva del ?mestiere? di perito potrebbe portare più robusti strumenti di conoscenza rispetto alla raccolta di alcune storie individuali, casi d’eccezione di inventori e innovatori.

Marco Soresina