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Sfumature di rosso. La Rivoluzione russa nella politica italiana del Novecento

Marco Di Maggio (a cura di)
Torino, Accademia University Press, 352 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume propone una raccolta di saggi sulle rappresentazioni in Italia della Rivoluzione d’ottobre in un arco cronologico che arriva fino al 1991.
I contributi possono essere divisi in tre gruppi. Il primo analizza le letture della Rivoluzione russa negli anni tra le due guerre mondiali. Luca Bufarale mette a fuoco le interpretazioni proposte da Giustizia e Libertà, mentre Salvatori Cingari si concentra sui giudizi emersi tra le correnti nazionaliste che poi aderiranno al fascismo. Un terzo saggio di Leonardo Pompeo D’Alessandro analizza le rappresentazioni della Rivoluzione russa nella stampa socialista attraverso le voci dei suoi più autorevoli esponenti. Se ne ricava una ricostruzione «dall’alto» che poteva essere integrata con una «dal basso» dei sentimenti e orientamenti della base socialista. Il saggio ha il merito di evidenziare l’emergere del mito di Lenin, frutto anche della lettura polarizzata della stampa socialista italiana degli avvenimenti russi esemplificati nello scontro tra Lenin e Kerenskij, profondamente legato a quello che poi sarà il mito dell’Ottobre.
Il secondo gruppo di saggi è composto da tre interventi e adotta una cronologia più ampia. Ettore Bucci analizza la rivista «Civiltà cattolica» dal 1917 al 1991. Luigi Ambrosi si concentra sul «Corriere della Sera» e «La Stampa», mentre Gregorio Sorgonà sul Movimento sociale italiano; entrambi prendono in esame il periodo 1947-1991.
Il terzo gruppo è definito dal curatore «una sotto-sezione monografica» (p. x) sulle culture politiche della sinistra dell’Italia repubblicana, quando il mito dell’Ottobre divenne «strumento di legittimazione sul piano nazionale» (p. x). Nei saggi di Luigi Cappelli e Francesca Chiarotto, entrambi sugli anni 1944-1953, manca un importante protagonista: il mito di Stalin. Una domanda chiave rimane irrisolta: come i miti di Stalin e della vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale si sostituirono a o si integrarono con quello di Lenin e della Rivoluzione? Una maggiore attenzione a questa tematica avrebbe reso i due saggi maggiormente coerenti con il terzo sull’Italia repubblicana, di Alexander Höbel, che ha il merito di analizzare i cambiamenti e le continuità della narrazione mitica dell’Ottobre nel Pci, e in misura minore nel Psi, nel contesto storico successivo al 1956. Interessante è il saggio di Di Maggio sul confronto che ebbe luogo dalla fine degli anni ’70 al 1991 tra Pci e Psi sui tratti fondanti dell’identità comunista, che il Pci non riuscì a rielaborare, finendo per alimentare il discredito che ormai il mito dell’Ottobre aveva attirato su di sé alla luce del fallimento del socialismo reale.
Alcuni saggi non soddisfano l’invito del curatore a considerare l’immagine della Rivoluzione russa intrecciata e sovrapposta a quella dell’Unione Sovietica (p. viii), tuttavia il volume, che pone maggiore attenzione sul mondo comunista e socialista, riesce a ricostruire un quadro abbastanza esaustivo dell’evolversi del mito dell’Ottobre nel panorama politico italiano.

Andrea Borelli