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Silvia Inaudi – A tutti indistintamente. L’Ente Opere Assistenziali nel periodo fascista – 2008

Silvia Inaudi
Bologna, Clueb, 218 pp., euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2008

Che il fascismo abbia avviato il processo di modernizzazione delle politiche assistenziali italiane, mutuando in molti casi modelli elaborati in età liberale per consegnarli trasformati all’età repubblicana, è assunto ormai consolidato tra studiosi/e delle politiche sociali e previdenziali fasciste. L’Ente Opere Assistenziali (Eoa), uno dei tanti enti nati durante il fascismo su cui la letteratura è quasi inesistente, è un buon osservatorio per verificare quell’assunto. Vissuto pochi anni ? nato nel 1931 la sua storia si conclude nel 1937 ? aveva il compito di coordinare ed erogare assistenza generica sul territorio. Disoccupati «contingenti» e minori (le colonie climatiche) le categorie privilegiate di assistenza, mentre i principi su cui l’Ente si fondava possono esser così riassunti: solidarietà nazionale, difesa della razza, «tecnicizzazione politica» dell’assistenza, formazione di competenze con grande enfasi sul servizio sociale. Ai suoi compiti prioritari si sarebbero aggiunti negli anni altri tipi di interventi: contributi alla campagna demografica, elargizione di doni natalizi ai «fanciulli del popolo», assistenza a favore dei bambini e delle madri povere in collaborazione con l’Onmi. Anche i confini geografici della sua azione si sarebbero ampliati nei territori conquistati: Asmara, Bengasi, Mogadiscio, Rodi e Tripoli. Ma l’impulso espansivo dell’Ente si esauriva bruscamente nel 1937 con il suo scioglimento (tranne che per l’assistenza ai minori) nell’Ente Comunale di Assistenza, creato con il compito di assistere individui e famiglie che si trovassero in condizioni di particolare necessità. Fortemente diversificata sul territorio, anche l’attività dell’Eca, del resto, sarebbe stata considerata sempre più residuale nell’ambito delle politiche sociali del regime, che nella seconda metà degli anni ’30 concentrò i propri sforzi sul settore previdenziale portando l’Italia al livello di altri paesi centro-europei.L’a. ? che dedica una parte della sua analisi al case study di Torino, realtà significativa e vero e proprio laboratorio dell’Ente ? ricostruisce con abilità il percorso degli Eoa indicandone i limiti e le potenzialità. Tra i primi il divario tra dibattito teorico e discrezionalità delle pratiche assistenziali, la scarsità delle risorse disponibili, le propensioni demagogiche, la frequente sovrapposizione di funzioni tra enti diversi; tra le seconde le tensioni modernizzatrici e la capacità di rispondere a vecchi e nuovi bisogni.Il volume è ben scritto e costituisce un tassello importante del mosaico di studi sulle politiche assistenziali del fascismo e sulle loro eredità. Mancano ? come in molte altre ricerche su questi temi ? le voci degli assistiti. Recuperarle, per quel che le fonti permettono, offrirebbe non soltanto la possibilità di comprendere le ricadute reali di queste politiche, ma anche di sottrarre la storia di questi enti alla gabbia della dimensione istituzional-amministrativa.

Elisabetta Vezzosi