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Silvia Inaudi – Libertà e partecipazione. Associazionismo femminile a Torino negli anni del boom economico – 2010

Silvia Inaudi
prefazione di Luisa Passerini, Torino, Seb27, 120 pp., Euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2010

Sullo sfondo di una Torino pienamente investita dai processi di trasformazione e dalle contraddizioni proprie del boom economico si snoda la bella e documentata ricerca di Inaudi che ricompone un capitolo di rilievo per la storia dell’Italia repubblicana, quello inerente alle politiche e alle pratiche per l’emancipazione femminile. Tra i pregi di questo studio merita in primo luogo menzionare la ricca gamma di fonti inedite che lo sostiene, frutto di un puntuale e paziente lavoro svolto presso gli archivi di numerose associazioni. Accanto alla documentazione archivistica non manca un’articolata bibliografia di carattere nazionale e locale alla quale l’a. fa puntuale riferimento con rigore e metodo. Il criterio metodologico della trasversalità tra le associazioni – come osserva Passerini nella prefazione – consente a Inaudi di uscire dalla rigida polarità Unione donne italiane (Udi)-Centro italiano femminile (Cif), per aprirsi a un più ampio e ricco panorama di soggetti e di progettualità. In un continuo andirivieni tra dimensione nazionale e locale, viene posto l’accento sulla faticosa ricerca di un’unità di intenti e di azione, cui aderiscono sia associazioni di matrice laica e di sinistra sia quelle professionali, mentre restano in ombra quelle cattoliche che solo in qualche caso raggiungono un accordo con le altre. Questa progettualità trova la sua massima espressione a Torino nel Caft, versione locale del Comitato di associazioni femminili per la parità di retribuzione. Senza cadere in schemi precostituiti circa la presunta «naturale» propensione all’alleanza da parte dei movimenti delle donne, l’a. sottolinea le tante difficoltà incontrate nel raggiungimento di questo obiettivo, dando conto del dibattito interno alle organizzazioni e delle rotture che talvolta si consumarono con la scelta di alcune di lasciare l’associazione di appartenenza. L’intervento politico volto a estendere e a rendere operante una politica dei diritti, compresa un’adeguata rappresentanza nelle istituzioni, alla fine degli anni ’60 si incentra sulla riforma del diritto di famiglia. Il confronto si snoda in una società densa di fermenti dai quali emerge il malessere esistenziale diffuso tra le donne. Da questi segnali e dal dibattito sviluppato dalle associazioni s’intravedono, «a momenti, i germi della rivoluzione successiva» (p. 68). Dibattiti, incontri, indagini non esauriscono la gamma di iniziative. Come dimostra l’a. – affrontando una questione poco frequentata dalla ricerca storica e considerata estranea ai movimenti femminili – l’attenzione si rivolge anche a pratiche di valorizzazione della memoria, che nel caso torinese trovano espressione e visibilità a ridosso di due anniversari: il 50° della Giornata internazionale della donna nell’8 marzo del 1960, con la nascita di un Comitato che raccoglie ben cinquanta sigle, e il Convegno sull’emancipazione femminile promosso nell’ambito delle celebrazioni del Centenario dell’unità d’Italia nell’ottobre del 1961, che può essere considerato un primo importante passo per una documentata ricostruzione della storia del femminismo italiano tra ‘800 e ‘900.

Patrizia Gabrielli