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Silvia Salvatici (a cura di) – Confini. Costruzioni, attraversamenti, rappresentazioni – 2005

Silvia Salvatici (a cura di)
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 245, euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2005

Promosso dalla Società italiana per lo studio della storia contemporanea, il libro è la condensazione editoriale di un convegno internazionale sui ?Confini?, organizzato a Bolzano nel settembre 2004, che ha affrontato la questione in una prospettiva interdisciplinare mettendo a confronto metodologie della ricerca storica, geografica e antropologica. Il sottotitolo del volume ne indica al lettore la struttura, articolata su tre assi tematici corrispondenti alle parti in cui il libro è suddiviso.
L’introduzione della curatrice, ricercatrice all’Università di Teramo nel settore degli studi storici, è un bell’esempio di capacità di cucire assieme temi e problemi anche distanti tra loro. Nel mettere in primo piano gli argomenti sfiorati o trattati diffusamente dagli autori, essa suggerisce una lettura reticolare che dà compattezza a un lavoro carico di suggestioni analitiche e interpretative.
La prima parte è dedicata alle modalità con cui storicamente, in certi ambiti territoriali, i confini si sono materializzati in efficaci costruzioni artificiali. In particolare vengono indagati i confini della monarchia asburgica tra Sette e Ottocento (E. Saurer), quelli dell’Italia preunitaria (M. Meriggi), la legittimazione delle frontiere nell’Europa tra XIX e XX secolo (R. Petri), le missioni segrete polacche ai confini dell’Ucraina sovietica nel quinquennio che va dal 1928 al 1933 (T. Snyder).
A sua volta, la seconda parte fa leva su approcci che si concentrano sui dinamismi transnazionali, vagliando alcuni aspetti degli attraversamenti di confine che la mobilità geografica dei gruppi umani comporta. Qui S. Mezzadra, connettendo i confini alle migrazioni contemporanee, valuta gli effetti di queste ultime sul concetto di cittadinanza, mentre R. Salih traccia una geografia di genere dei confini focalizzando l’attenzione sul ruolo delle donne nel configurare una possibile cittadinanza postnazionale. Completano la sezione due saggi che situano la loro analisi tra Otto e Novecento: al caso degli emigranti italiani (E. Franzina) si affianca una riflessione sulle tensioni fra transnazionalizzazione e territorialità, dove emerge il conflitto latente tra le pretese dello Stato di ?integrare? i migranti e la loro volontà di limitare questo tipo di controllo (M. Carmagnani).
La terza parte è infine riservata alle rappresentazioni dei confini, anzitutto mentali e simbolici, dunque culturali (U. Fabietti), ma anche quelli nella cui delimitazione ha giocato una funzione strategica la cartografia (M. Quaini) o lo stesso corpo umano che, nell’immaginario ottocentesco, ha contribuito a formare l’idea di patria come ?corpo nazionale? (A.M. Banti). Le rappresentazioni, non definibili univocamente, hanno implicazioni teoriche importanti: influenzate da percezioni differenti e legate alle forme comunicative con cui si codifica l’esistenza dei confini, esse li legittimano ufficialmente favorendone la costruzione o l’attraversamento. Così il confine può risultare in contrasto o manifestare analogie con la frontiera, mentre come eccezione che stabilisce una distanza o una norma (R. Ivekovi?) può distinguere ma nel contempo accomunare.

Luigi Gaffuri