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Silvio Pons Robert Service (a cura di) – Dizionario del comunismo nel XX secolo – 2007

Silvio Pons Robert Service (a cura di)
vol. II, M-Z, Torino, Einaudi, XXV-565 pp., Euro 75,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il secondo tomo del Dizionario del comunismo, uscito l’anno successivo al primo, segue ovviamente la medesima impostazione metodologica del precedente, visto che la divisione in due volumi è di ordine alfabetico (cfr. la recensione ne «Il Mestiere di storico», VIII, 2007 p. 338). Come nel primo volume, anche qui, oltre alle voci biografiche viene riservato ampio spazio alle istituzioni del comunismo e ai concetti della sua ideologia.Nelle voci biografiche, non mancano spazi dedicati a chi ha descritto il comunismo combattendolo sul piano delle idee (ad esempio la voce George Orwell). Alla voce «partiti comunisti» si susseguono numerose e utili micromonografie sulle organizzazioni internazionali dei principali paesi. Tra gli estensori delle voci i principali studiosi italiani del comunismo: oltre ai curatori, Vittorio Strada, Francesco Benvenuti, Aldo Agosti, Gian Piero Piretto, Fabio Bettanin, mentre nutrita è anche la schiera di studiosi stranieri.Le voci, di dimensione varia a seconda dell’importanza del personaggio o dell’istituzione presa in considerazione, sono una soddisfacente via di mezzo tra il lemma specialistico e quella per un più largo pubblico. Anche qui l’utilizzo delle fonti archivistiche sovietiche permette di rivedere tanti giudizi storiografici, per mostrare le caratteristiche planetarie di un movimento politico. La revisione non passa però solo attraverso la scoperta di nuovi fonti. È tutto un intero paradigma ad essere cambiato per sempre, come dimostra una delle voci più importanti del secondo volume, quella su Palmiro Togliatti stesa da Silvio Pons, in cui appare un Togliatti molto più legato all’URSS (anche dopo il ’56) di quanto la storiografia di orientamento comunista non abbia rilevato. Un Togliatti, scrive Pons, che nel cosiddetto testamento di Yalta non indica strade nuove percorribili; si limita a registrare una crisi di cui Togliatti non conosceva le vie d’uscita. E non poteva conoscerle perché «conscio che l’URSS poteva non rappresentare più soltanto una risorsa a anche un limite per il comunismo occidentale, egli non indicava altra strada che non fosse quella del legame politico e identitario con essa» (p. 477). Un’«eredità molto difficile da gestire» che Togliatti lasciò ai suoi successori.

Marco Gervasoni