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Simone Cinotto – Una famiglia che mangia insieme: cibo ed etnicità nella comunità italoamericana di New York 1920-1940 – 2001

Simone Cinotto
Torino, Otto Editore, pp. 458, euro 18,00 (Il testo è disponibile anche in forma

Anno di pubblicazione: 2001

I meccanismi che definiscono le identità etniche sono da tempo al centro di studi antropologici e di ricerche di storia sociale. Recentemente Donna Gabaccia (We Are What We Eat: Ethnic Food and the Making of Americans, 1998) e la 29th Annual Conference dell’American Italian Historical Association (A tavola! Food, Tradition, and Community Among Italian Americans, Pittsburgh, 1996) hanno richiamato l’attenzione sul ruolo particolare che le consuetudini alimentari hanno avuto e continuano ad avere nella percezione dell’identità italoamericana.
Simone Cinotto affronta i problemi della formazione del complesso di tradizioni, di linguaggi, di culture che si sono raccolte attorno a una specifica comunità italoamericana, quella di East Harlem negli anni fra le due guerre, ma il suo discorso, articolato lungo cinque capitoli (il primo sul cibo e la famiglia, il secondo sulle pratiche alimentari e le differenziazioni etniche, il terzo e il quarto sui consumi e la produzione alimentari, il quinto sulla formazione degli stereotipi etnici legati al panorama della ristorazione), descrive e interpreta un arco di problemi di amplissimo respiro la cui discussione è decisiva per comprendere la formazione delle identità etniche nelle grandi aree metropolitane nell’America del Novecento.
Ancorato a un’ampia e aggiornata rete di letture, il lavoro è un buon esempio di ricerca interdisciplinare: la solida descrizione delle consuetudini alimentari italoamericane e della loro percezione all’interno e all’esterno della comunità di Italian Harlem, la narrazione del significato attribuito alla famiglia nella costruzione dell’universo simbolico italoamericano, la descrizione degli ?spazi percettivi? nella dislocazione di ristoranti e grocery stores servono a Cinotto per affermare le sue preferenze esplicative più sul terreno del cambiamento che su quello della permanenza, più sul versante delle ?cause sociali ed economiche? esposte ?con un metodo storico? che non su quello del ?significato profondo?delle pratiche alimentari. In questo modo, Cinotto riesce a dare il senso della formazione, dell’invenzione e della produzione di etnicità nella dinamica degli scambi fra gli immigrati provenienti dall’Italia e la società americana. Il cibo ? i sapori, ma anche gli odori urbani ? riesce a produrre appartenenze e distinzioni in determinate circostanze (ad esempio il conflitto interetnico) e può essere anche il misuratore di integrazione e di diversità. Cinotto, tuttavia, va più in profondità, alla ricerca delle occasioni storiche concrete nelle quali ? con o senza l’aiuto di Caruso e di ‘O sole mio ? la formazione del profilo etnico italoamericano nasce da negoziazioni e costrizioni, da scelte razionali o da lenti processi di accomodamento non solo sul terreno alimentare. Le fonti sono la memorialistica, la stampa periodica, qualche intervista, ma un altro pregio del libro è quello di saper evitare il rischio del bozzetto e di saper mantenere un equilibrio notevole fra narrazione e discussione culturale. Solo la forma, a volte, non è limpida: ma è un piccolo difetto in un buon lavoro.

Franco Andreucci