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Simonetta Scandellari – Da Bayonne a Cadice. Il processo di trasformazione costituzionale in Spagna: 1808-1812 – 2009

Simonetta Scandellari
Messina, Sicania University Press, 228 pp., Euro 33,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il libro fa parte della collana di «Materiali di storia e comparazione delle istituzioni giuridiche e politiche» ma ha lo scopo di rivolgersi ad un pubblico più ampio di quello propriamente accademico, non avendo «la pretesa di apportare sostanziali novità ad un tema studiato in modo esauriente ed approfondito» (p. 22). Dunque sintesi e non ricerca e forse questo spiega la scelta di utilizzare anche fonti letterarie per «ricreare, anche con uno spazio riservato alla immaginazione, l’ambiente in cui si svolsero i fatti, di ricostruire in parte un momento ?irrazionale”, un impeto popolare che, come per la maggior parte dei casi, avrà comunque rilevantissime conseguenze politiche, sociali, costituzionali» (p. 5). L’operazione non sempre riesce e si riscontra un certo squilibrio tra la dimensione storico-costituzionale, che appare assai consistente e completa, e quella del discorso narrativo o della storia culturale, meno ricca e convincente.La struttura del lavoro prevede un prologo, la giornata del 2 maggio 1808 a Madrid, e un epilogo, Cadice 1812, ma giustamente il volume copre un arco cronologico più ampio cercando di rintracciare i fermenti e le produzioni testuali relativi ad un diverso rapporto tra sudditi e potere già nella Spagna di Carlo IV e la capacità del testo del 1812 di essere punto di riferimento del pensiero costituzionale, europeo e non solo, del periodo successivo alla Restaurazione del 1815. Di interesse è la riflessione sul Discurso Preliminar anteposto all’articolato costituzionale e letto dal deputato Argüelles nel dicembre del 1811, per illustrare «le motivazioni ideologiche e politiche» (p. 177) dei deputati che stilarono il progetto e la visione della storia spagnola di quegli «hombres políticos que piensan» secondo la definizione di Tomás y Valiente opportunamente citata (p. 179). L’a. sottolinea come il tentativo di evidenziare una linea di continuità con la tradizione giuridica presente nel Discurso era funzionale all’attenuazione del carattere rivoluzionario degli eventi del 1808 presentandoli come ribellione contro l’usurpazione francese, rivendicazione del carattere nazionale della Monarchia più che critica profonda della sua fisionomia. E a questo forse si può ricondurre la difficoltà di definire univocamente il termine «nazione», sia nella Costituzione che nel Discurso, oscillando tra un significato meramente territoriale (riunione degli spagnoli di entrambi gli emisferi) ed «uno più legato ad un senso di appartenenza e unione ad una stessa storia» (p. 210), storia della quale la Monarchia era nucleo essenziale.Così la storia spagnola veniva utilizzata, anche ricorrendo ad una significativa trasformazione del linguaggio, come strumento di legittimazione dei deputati, che non fosse la sola esperienza insurrezionale. Viene condivisa quindi la tesi di Varela Suanzes sul liberalismo spagnolo di inizio ‘800 come coniugazione della difesa della libertà con il nazionalismo e delle dottrine rivoluzionarie con la tradizione storica.Manca un apparato con indice dei nomi e l’indicazioni delle fonti e della bibliografia; qualche refuso di troppo.

Agostino Bistarelli