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Sofia Bianconi – La legislazione razzista in Italia e in Europa – 2009

Sofia Bianconi
prefazione di Siro Centofanti, Roma, Aracne, 485 pp., Euro 29,00

Anno di pubblicazione: 2009

Sofia Bianconi, laureata in Giurisprudenza, collabora con la cattedra di Diritto del lavoro della Facoltà di Legge di Perugia. Il volume sulla legislazione razzista in Italia ed Europa è il primo prodotto di ricerca che l’a. consacra a questo argomento e nasce dalla rielaborazione della sua tesi di laurea. Esso è diviso in sei capitoli. I primi due affrontano l’introduzione e applicazione delle leggi razziali sotto il fascismo, il terzo riguarda la Germania nazista, il quarto si sofferma sulla politica razziale del regime di Vichy, il quinto si occupa dell’apartheid sudafricano e nel sesto si affaccia nuovamente l’Italia, osservata però dagli anni del dopoguerra sino ai più recenti provvedimenti in materia di sicurezza e immigrazione clandestina. Sicché, a ben vedere, il perimetro territoriale indicato nel titolo è oltrepassato dallo sviluppo dell’analisi. Completa il volume una vasta appendice che comprende: bibliografia, filmografia, riferimenti a normativa e giurisprudenza e riproduzioni di fonti legali, giurisprudenziali e dottrinali inerenti i vari contesti presi in esame.Il libro offre una documentata ricostruzione delle questioni trattate. La scrittura è chiara e lineare, in alcuni punti vivacizzata dal richiamo alle suggestioni narrative di popolari film sul razzismo e la Shoah. La visuale scelta investe i versanti politico e giuridico. L’antisemitismo nell’Europa delle dittature e le altre forme di razzismo prese in considerazione vengono analizzati dal punto di vista delle scelte di governo, degli atti normativi che hanno generato la segregazione e delle decisioni amministrative e giudiziarie che ne hanno concretizzato gli effetti. Non mancano utili riferimenti alle posizioni espresse su talune questioni dai giuristi, segnatamente sulla trasformazione «razziale» del diritto civile nell’Italia fascista. La sensibilità scientifica dell’a., come detto studiosa di diritto del lavoro, si lascia percepire nel forte tono civile di alcuni passaggi. Chi considera il diritto uno strumento di emancipazione ed attenuazione delle disparità sociali è portato ad evidenziarne l’abuso tramite il quale, in alcuni momenti della storia, esso è divenuto presidio di intolleranza e arma di discriminazione. Il libro, pertanto, stigmatizza l’obbedienza acritica alla legge e milita a favore del primato della coscienza individuale rispetto ai pericoli del conformismo e dell’omologazione.Sarebbe stato, peraltro, interessante approfondire la genealogia delle misure razziali provando a delineare meglio i singoli contesti culturali. Chiarire per quali ragioni un fenomeno transnazionale e, in alcuni casi, numericamente esiguo come l’antisemitismo sia divenuto in taluni paesi un forte elemento, tra altri, di aggregazione politica, organizzazione del consenso e rivoluzione normativa. Lo sfondo precedente ai regimi rimane, anche nel caso dell’Italia cui viene dedicata circa la metà dell’intera trattazione, non sufficientemente tematizzato. Tuttavia, lo sforzo di offrire una prospettiva comparata di studio su segmenti geografici e cronologici differenti è encomiabile e rende il lavoro meritevole di segnalazione.

Ernesto De Cristofaro