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Stanislao Pugliese – Bitter Spring. A Life of Ignazio Silone – 2009

Stanislao Pugliese
New York, Farrar Straus and Giroux, 448 pp., $ 35,00

Anno di pubblicazione: 2009

Come ha scritto Carlo Ginzburg, «l’idea che gli storici debbano o possano provare alcunché sembra a molti antiquata, se non addirittura ridicola». Nella querelle che si è sviluppata sui risultati delle ricerche mie e di Dario Biocca su Silone, le prove storiografiche da noi prodotte sono state ignorate dai nostri contraddittori prevalentemente sulla base che l’idea stessa che Silone fosse stato una spia al servizio del fascismo era di per sé assurda. A parte qualche caso in Italia, una particolare resistenza è venuta dalla cultura anglosassone. I saggi di Mary Painter e di Deborah Holmes e gli interventi di Alexander De Grand, di William Weaver e di Christopher Hitchens si sono mostrati elusivi circa l’attività delatoria di Silone. Le eccezioni sono rappresentate da un equilibrato intervento di Alexander Stille (The Spy Who Failed) apparso sul «New Yorker» del 15 maggio 2000, e da un saggio di Elizabeth Leake, The Reinvention of Ignazio Silone, che partendo dalle nostre ricerche ha avanzato interessanti considerazioni. Agli storici d’oltreoceano ha forse fatto velo sia l’attuale egemonia della cultural history, per cui chi si cimenta sulla biografia politica di Silone non riesce a sottrarsi al fascino della sua opera letteraria; sia la grande popolarità di Silone negli Usa, e come scrittore e come campione dell’anticomunismo e dell’antitotalitarismo.A conferma di questi limiti e pregiudizi giunge ora il lavoro di Pugliese, che si presenta appiattito sulle posizioni «innocentiste» sostenute in Italia dagli ambienti della pescinese Fondazione Silone e, soprattutto, da Giuseppe Tamburrano, del quale l’a. si rivela tributario. Da qui una serie di equivoci e di inesattezze, di forzature cronologiche e interpretative, e veri e propri errori su fatti ed eventi. Come, ad es., quando l’a. colloca l’arresto di Camilla Ravera e l’attività della spia Eros Vecchi in seno alla vicenda dell’Albergo dei poveri di Sturla del 1927, mentre in realtà l’arresto della Ravera, provocato dalla delazione di Vecchi, avviene nel 1930 e in tutt’altro contesto nazionale e internazionale. Oppure quando, dopo aver definito «autentici» i documenti autografi dell’aprile 1923 da me pubblicati ne Il caso Silone, si affretta a precisare che potrebbe trattarsi di documenti scritti da Silone per i vertici del Pci finiti poi nelle mani della polizia, in uno dei tanti sequestri da esso subiti. Senza tuttavia chiedersi come possano essere documenti di Silone indirizzati al Pci dei fogli in cui si consigliano le modalità per il pedinamento e l’arresto di Terracini, o in cui si indicano i passaggi clandestini tra Austria e Italia usati dai dirigenti comunisti? In definitiva questo lavoro sembra un passo indietro nella ricerca sul caso Silone. La sua attività spionistica a favore del regime fascista viene infatti trattata soltanto nell’ultimo capitolo del volume, quando ormai Pugliese ci ha fornito di Silone il tradizionale ritratto agiografico. Sembra implicitamente concludere l’a. che dieci anni di «collaborazionismo» non rappresentano che un aspetto marginale dell’esistenza di Silone, con pochi e irrilevanti riflessi sui suoi sviluppi artistici e politici.

Mauro Canali