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Stefano B. Galli – Le alchimie del federalismo. La lunga marcia del Belgio (1830-1993): percorsi storici, costituzionali e istituzionali – 2005

Stefano B. Galli
Firenze, European Press Academic Publishing, pp. 251, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume di Galli dedicato alle complesse e articolate vicende del federalismo belga presenta diversi motivi di interesse, sia, per così dire di ?attualità’ ? legati all’ampio ma spesso non eccelso dibattito sul federalismo che caratterizza da alcuni anni l’Italia ? sia storiografici: il Belgio ha costituito lungo tutto il XIX secolo un modello di riferimento costituzionale e politico per molti dei nuovi Stati europei e per la più ampia opinione pubblica continentale, un’importanza tuttavia che non ha trovato la giusta eco negli studi storici. Un ulteriore motivo d’interesse è costituito infine dalle scelte metodologiche dell’autore, che ha voluto conciliare approcci diversi e ha tentato di far dialogare tra di loro la storia istituzionale e costituzionale, la dottrina dello Stato e le scienze giuridiche e la storia delle dottrine politiche.
Il volume si presenta come una rapida introduzione alle vicende del costituzionalismo, in particolare del federalismo belga che costituisce un buon punto di riferimento per il lettore interessato a farsi una prima idea dell’argomento, nonostante le dimensioni ridotte del volume finiscano per sacrificare non pochi spunti di notevole interesse. Resta del tutto fuori dall’analisi dell’autore, ad esempio, il rapporto tra il regime del 1831 e la tradizione particolaristica dei Paesi Bassi che sembra riecheggiare nella duplice natura della rappresentanza delineata dal testo costituzionale: i membri delle due Camere, precisa infatti l’articolo 32, non si limitano a rappresentare, secondo il modello classico, la Nazione nel suo insieme, ma anche ?chi li ha eletti?. Allo stesso modo, avrebbe meritato qualche spiegazione maggiore la scarsa fortuna del Senato nell’ordinamento belga, il quale ? come non manca di rilevare del resto lo stesso Galli ? paradossalmente non riesce a trovare un proprio ruolo neanche con l’avanzare del processo di riconoscimento delle minoranze e poi di federalizzazione (p. 168). Maggiore attenzione avrebbe poi meritato l’intrecciarsi tra i processi di costruzione dello Stato belga e quelli di definizione dell’identità nazionale. L’autore infatti pare dare quasi per scontata la divaricazione tra lo Stato unitario ? e centralista ? e la presenza, considerata un dato di fatto a priori, delle ?nazioni? fiamminga e vallona. Le perplessità maggiori sono suscitate tuttavia dall’assenza di un’effettiva contestualizzazione internazionale del processo di federalizzazione belga. Tanto più sorprendente in quanto il Belgio è nel secondo dopoguerra protagonista di un’intensa fase di costruzione di istituzioni soprannazionali quali il Benelux (che ricrea di fatto l’unità dei Paesi Bassi, allentando i vincoli di appartenenza nazionale e rafforzando l’identità fiamminga) o, soprattutto la Comunità europea, di cui il Belgio è uno dei fondatori e che ha il proprio centro politico e istituzionale proprio a Bruxelles.

Pietro Finelli