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Stefano Biguzzi – Cesare Battisti – 2008

Stefano Biguzzi
Torino, Utet, 727 pp., euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2008

Dopo un lungo appannamento, alla figura di Cesare Battisti (1875-1916), leader socialista, patriota e interventista di Trento, sono stati dedicati ultimamente ben tre volumi, usciti quasi contemporaneamente, l’ultimo dei quali è questa ampia biografia scritta da Stefano Biguzzi, specialista del primo ’900 italiano con particolare interesse per la questione irredentista. Lo hanno preceduto Massimo Tiezzi con L’eroe conteso. La costruzione del mito di Cesare Battisti negli anni 1916-1935 (Trento, Museo Storico, 2007) e nella stessa collana il libro curato da Diego Leoni, Come si porta un uomo alla morte. La fotografia della cattura e dell’esecuzione di Cesare Battisti (2007). Biguzzi ricostruisce un dettagliato ritratto di Battisti e analizza la matrice culturale e ideologica del suo pensiero politico oscillante tra la tradizione democratico-risorgimentale e il pensiero austromarxista, seguendo passo per passo la sua breve e densa esistenza. Inizia con l’adolescenza di Battisti nel Trentino austriaco, per finire con la sua cattura, arresto e condanna a morte per mano austriaca, illustrando la «scoperta» del socialismo da parte di Battisti in coincidenza con l’inizio degli studi universitari prima a Graz e poi a Firenze, l’esordio nella vita politica tentando di dare vita a un partito socialista trentino e iniziando contemporaneamente l’attività editoriale, l’impegno a favore di un’università italiana all’interno della monarchia e per l’autonomia del Trentino, l’attività di deputato al Parlamento di Vienna e alla Dieta di Innsbruck, la scelta a favore dell’interventismo democratico e l’arruolamento nell’esercito italiano in guerra contro l’Austria-Ungheria. Il lavoro di Biguzzi ha il pregio di offrirci finalmente una biografia cronologicamente «completa» di un personaggio che è stato sottoposto a un sezionamento della sua vita a seconda delle memorie politiche che si sono applicate alla sua vicenda umana. Ma questa biografia avrebbe potuto essere veramente innovativa se l’a. non fosse incorso nell’errore di identificarsi totalmente con il pensiero e la mentalità del «suo personaggio», non riuscendo così ad uscire dal vecchio schema ereditato dalla contrapposizione ottocentesca fra la monarchia austriaca multinazionale e la nazione italiana in formazione. In questo schema l’«austriaco» fa sempre la parte del diavolo, è la personificazione del male, è come lo sfondo oscuro da cui per contrasto le figure e le idee del movimento risorgimentale – in questo caso Battisti – si staccano in tutta la loro luminosità. Ma negli ultimi trent’anni la storiografia di lingua tedesca, italiana e inglese ha fatto importantissimi passi avanti per quanto riguarda le conoscenze sulla fase finale della monarchia e anche dei rapporti italo-austriaci, passi che l’a. non sembra avere recepito. Anche le pagine dedicate a Battisti e De Gasperi (pp. 191-195) avrebbero potuto essere nuove e originali se Biguzzi, invece di concentrarsi a dimostrare l’inconciliabilità e l’inimicizia tra i due (peraltro già note), avesse cercato di scavare scientificamente i motivi nella diversa formazione e esperienza di vita di due tra i più noti e rappresentativi italiani d’Austria.

Maddalena Guiotto