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Stefano Fabei – Mussolini e la resistenza palestinese – 2005

Stefano Fabei
Milano, Mursia, pp. 293, euro 23,50

Anno di pubblicazione: 2005

Stefano Fabei riprende e sviluppa il tema, già trattato in altri suoi lavori, dei rapporti fra il regime fascista e i movimenti nazionali arabi. Con questo lavoro in particolare Fabei prende in esame gli eventi che tra il 1936 e il 1938 portarono Mussolini ad approvare il finanziamento italiano della prima intifada palestinese. Il libro, dopo una lunga introduzione sulla nascita dei primi gruppi arabi di rivendicazione nazionale, sulla formazione del movimento sionista e sulla penetrazione delle grandi potenze europee nel Vicino Oriente, affronta il tema della politica fascista nel Mediterraneo orientale, delle relazioni con il nazionalismo arabo, col Gran Mufti di Gerusalemme, senza dimenticare la cooperazione italo-tedesca in Medio Oriente in funzione antiinglese. Basandosi sui documenti dell’Archivio storico del ministero degli Affari Esteri e dell’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito (peccato non averli messi a confronto con i documenti del Foreign Office!), Fabei giunge a conclusioni analoghe a quelle di De Felice ne Il Fascismo e l’Oriente, confermando cioè la matrice prettamente antiinglese della politica fascista in Palestina e nel Vicino Oriente in genere. Il grande sogno di Mussolini era realizzare il primato italiano su tutto il Mediterraneo scalzando la presenza sia degli inglesi che dei francesi. A un certo punto, a Roma si ipotizza persino la formazione di un regno federale di Siria e Transgiordania e, per quanto riguardava la Palestina, l’unione personale del trono palestinese a quello italiano. Roma, osserva Fabei, avrebbe dovuto dimostrare di ritenere l’Oriente non una terra di conquista e di sfruttamento, ma un faro attraverso il quale proiettare la propria influenza morale su tutto il Levante. In realtà, come lo stesso Fabei fa notare, il sostegno finanziario fornito alla rivolta araba, in Palestina e negli Stati arabi affacciati sul Mar Rosso, doveva avere come obiettivo finale la creazione di una grande coalizione che, guidata dall’Arabia saudita, avrebbe ricercato la protezione dell’Italia fascista assicurando a Roma la supremazia politica e strategica dal Mediterraneo orientale al Golfo Persico. Benché il titolo rimandi all’immagine di un Mussolini difensore ante litteram dei diritti del popolo arabo palestinese, in realtà poi, le pagine di Fabei ci riconsegnano un Mussolini nelle consuete vesti del calcolatore, che in politica estera tenta di giocare le carte che di volta in volta la situazione internazionale gli mette a disposizione. La ricerca di Fabei arricchisce di particolari e notizie le vicende della politica araba fascista; ciò che forse manca, e che in certo modo toglie spessore e respiro al lavoro, è un confronto più ampio con la storiografia recente. Allo stesso modo, la mancanza di riferimenti diretti al punto di vista sionista, ai suoi obiettivi, ai suoi rapporti con le autorità britanniche e con la popolazione araba, restituisce una visione piuttosto angusta, talvolta unilaterale, della Palestina del periodo mandatario.

Laura Brazzo