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Stefano Picciaredda – Diplomazia umanitaria. La Croce Rossa nella Seconda Guerra mondiale, Bologna, – 2003

Stefano Picciaredda
Il Mulino, pp. 310, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume è frutto di un attento lavoro di scavo negli archivi del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) che, insieme alla Lega delle Società nazionali e alle singole Società nazionali, forma la Croce Rossa Internazionale. Dell’attività del CICR, nato a Ginevra nel 1863, Picciaredda analizza la fine degli anni Trenta e la Seconda Guerra mondiale, periodo che ha fatto molto discutere per il soccorso prestato alle vittime del conflitto: prigionieri, partigiani, internati militari e civili coinvolti nei bombardamenti.
Nella ricerca vengono affrontati i rapporti intrattenuti con le maggiori potenze belligeranti compresa l’URSS che, giudicando il CICR borghese e ?ipocritamente pacifista?, scelse di non sottoscrivere le convenzioni evitando di dar conto delle deportazioni e delle ?purghe? del periodo staliniano. Ma durante il conflitto, la mancata reciprocità fra Germania e Unione Sovietica ebbe esiti disastrosi anche sui prigionieri russi come su quelli polacchi che, di fronte all’impotenza della Croce Rossa, furono abbandonati a se stessi.
Il capitolo conclusivo tratta la questione dello sterminio degli ebrei della cui incerta sorte il Comitato era a conoscenza fin dall’aprile 1940, tema che ha suscitato critiche anche nei confronti della Santa Sede e degli alleati. Alle accuse il CICR ha risposto ammettendo di aver fatto poco, di essere stato eccessivamente prudente e condizionato dalla paura di ritorsioni verso i prigionieri, oltre che temere un’invasione della Svizzera accerchiata dall’esercito tedesco. Ma il Comitato ha evidenziato contemporaneamente l’enorme lavoro svolto accanto alle esigue forze disponibili e le difficoltà derivate dall’assenza di strumenti di diritto internazionale capaci di assicurare l’intervento e la protezione a vittime non comprese nelle convenzioni, come gli internati militari e per motivi razziali. Per questo, alla fine del 1942, dopo i rifiuti del Ministero degli Esteri e della Croce Rossa tedeschi nel fornire informazioni sulla sorte degli ebrei, venne presa la decisione di cambiare tattica cercando di localizzare i luoghi di detenzione e di redigere liste di internati cui inviare cibo e medicine.
È proprio il quadro legale all’interno del quale il CICR ha operato ? sottolinea l’autore ? che rappresenta la forza ma anche la debolezza della sua azione centrata sulla scelta della cautela contro quella della denuncia, sull’agire alla luce del sole anziché usare sistemi di ricerca clandestini, sulla neutralità e l’imparzialità contro la sistematica protesta utilizzata, invece, da alcune organizzazioni umanitarie nate dagli anni Sessanta.
Dalla complessa ricerca sull’istituzione, che ha ricevuto tre premi Nobel per la pace, emerge un quadro articolato su alcuni scenari di guerra e sull’opera diplomatica dei delegati, ma anche sui limiti di un’attività che, come per altri organismi sovranazionali, si scontra con i singoli Stati, ovvero, con la volontà o meno di sottoscrivere le convenzioni e di rispettare la normativa varata dalla comunità internazionale.

Stefania Bartoloni