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Storia ambientale dell’energia nucleare. Gli anni della contestazione

Andrea Candela
Milano- Udine, Mimesis, 2017, 342 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2018

Candela, ricercatore in Storia della scienza presso l’Università dell’Insubria, in questo
volume analizza la storia del nucleare sul duplice binario dell’uso civile e militare,
cercando di tenere strette le interrelazioni tra scienza, tecnologia, politica, relazioni internazionali,
ambiente e cultura.
La periodizzazione è scandita dalla storia politica piuttosto che da quella dell’energia,
rimandando agli anni della contestazione, cioè «l’asse cronologico compreso tra la
seconda metà degli anni Sessanta e l’inizio del 1980» (p. 12), che sono ritenuti meno
indagati rispetto ai due momenti acuti – anni ’50 e anni ’80 – della guerra fredda. Tale
«stagione di transizione» secondo l’a. fu «decisiv[a] per le sorti dell’energia elettronucleare
in Occidente» a causa dell’interruzione del ciclo espansivo della Golden Age sancita dalla
crisi petrolifera del 1973, che ebbe come conseguenza una «sensibile radicalizzazione del
dibattito politico, culturale, nonché scientifico» (pp. 12-13).
Il volume si compone di tre capitoli, ricchi di temi, citazioni, informazioni. Il primo
è introduttivo al contesto scientifico culturale degli anni ’70, il secondo si sofferma
sulle relazioni internazionali, le soluzioni tecnologiche e i conflitti intorno a cui ruota
la questione nucleare. Il terzo esamina più da vicino la «controversia nucleare» (p. 181)
nell’Italia degli anni ’70 e, combinando fonti legislative e archivistiche provenienti dal
fondo Giorgio e Gabriella Nebbia della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, risulta
essere il più riuscito e originale. Particolarmente interessanti i paragrafi che analizzano i
conflitti territoriali generati dalla localizzazione dei siti nucleari.
La prosa è sostenuta da un prevalente tecnicismo concettuale, da un assemblaggio un
po’ caotico di informazioni, e da un uso frequente di lunghe citazioni, che hanno il pregio
di valorizzare le fonti, ma anche di rendere la lettura a volte dispersiva, facendo perdere di
vista il tema centrale del volume. In alcuni passaggi la scrittura è inoltre più funzionale a
una ricognizione della letteratura – anche internazionale – esistente che non alla costruzione
di una trama narrativa e storiografica chiara. Trapela così una maggiore familiarità
verso gli aspetti tecnico scientifici della filiera energetica nucleare che non rispetto alla
storia sociale, culturale e politica degli anni ’70.
In sostanza, appare incompiuta l’amalgama tra ciò che l’a. definisce «storia evenemenziale
» (p. 15), ovvero la vicenda che contestualizza storicamente il tema, e la trattazione
del tema stesso, disperso in troppi rivoli. Vista la mole dei temi affrontati e della
bibliografia presente, il volume rappresenta un punto di partenza e un’ottima fonte di
spunti per la storiografia ambientale sull’energia nucleare in Italia. Alla fine emerge tra
l’altro la contraddizione insita nel nucleare tra il pericolo dell’uso militare e la possibilità
di un suo utilizzo nelle strategie di contenimento delle emissioni a effetto serra.

Salvatore Adorno