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Storia della Confederazione Nazionale Artigianato

Marco De Nicolò
2 voll., Bologna, il Mulino, 2016, I vol., 257 pp., II vol., 367 pp., € 52,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il lavoro di Marco De Nicolò ricostruisce organicamente, attraverso un’originale e puntuale analisi, la storia della Confederazione nazionale dell’artigianato inserendola all’interno della più generale evoluzione del paese nel secondo ’900. Pubblicata in occasione del 70° dell’organizzazione, l’opera è articolata in due volumi. Basato su una ricca e originale documentazione archivistica, conservata presso l’archivio della Cna, e sullo spoglio delle principali fonti a stampa, il lavoro si confronta costantemente e dialetticamente con la principale letteratura sul tema.
Nel primo volume, dal dopoguerra agli anni ’60, a partire dalla definizione del settore negli anni del fascismo prima e della Repubblica poi – passando dallo smantellamento dell’ordinamento corporativo alla fase costituente –, viene posta l’attenzione sull’origine ed evoluzione del sindacato artigiano. Se questione centrale appare sin dall’inizio l’identità della categoria e la stessa natura del lavoro – «in cui il titolare è figura “bifronte’’» (p. 28) –, altrettanto dirimente è il tema dell’unità sindacale. Radicata prevalentemente nel centro-nord del paese e legata alla sinistra politica e sindacale, la Confederazione risente dalla sua nascita (dicembre 1946) della polarizzazione politica interna e internazionale facendo propria la stessa grammatica della guerra fredda. Tali divisioni favoriscono il permanere di un pluralismo sindacale impedendo, come sottolinea l’a., di portare a compimento il processo di unificazione delle rappresentanze sindacali artigiane. Una reale maturazione dell’organizzazione si ha negli anni ’60, data in cui si chiude il primo volume, con l’acquisizione di una propria autonomia contrattuale che le permette di rispondere alle necessità di un settore sempre più in espansione, a cui corrisponde anche una sua progressiva riorganizzazione interna.
Apre la seconda parte del lavoro, infatti, la «contraddittoria» crescita dell’artigianato negli anni ’70 a conclusione del «trentennio glorioso», mentre si assiste alla crisi della grande industria. Il rifiuto di acquisire acriticamente lo slogan politico «piccolo è bello» permette all’organizzazione di giungere agli anni ’80 con un’analisi autonoma a cui corrispondono anche scelte significative come l’apertura alle associazioni dei «ceti medi laboriosi» (p. 45). Nel frattempo si rafforzano i servizi di assistenza e consulenza della Cna che ne modificano il ruolo da «una funzione politica di rappresentanza a un’agenzia di servizi» per le imprese (p. 112). Ma gli anni ’80 sono anche la fase di un confronto diretto con l’Europa (apre una sede a Bruxelles e aderisce all’Unione Europea dei ceti medi) e le sue opportunità, anche rispetto alle risorse e alla costruzione di reti con altre imprese (rivelatasi centrale dal 1993 con la riforma dei fondi strutturali). Nel frattempo, a fronte di un cambiamento dello scenario interno e internazionale, si giunge a compimento del percorso di riforma del Cna (1991), che nel 1993 rende definitivo il modello di relazioni sindacali costituito dagli enti bilaterali.

Maria Paola Del Rossi